Una bussola per orientarsi nel welfare aziendale
Con la Guida al welfare aziendale Eudaimon offre uno strumento per riuscire a muoversi attraverso gli impervi territori dei servizi e dei benefici erogati dalle imprese. Con grande attenzione al rapporto sempre più profondo e dinamico esistente tra azienda e lavoratori.
Buoni benzina, rimborso delle spese sanitarie, biglietti del cinema scontati, prestazioni previdenziali o istruzione per i figli. Il welfare aziendale è un mare magnum di servizi e benefit tra i più disparati. Per aiutare le imprese a orientarsi tra le diverse offerte è necessaria una bussola.
Una di queste è quella proposta da Eudaimon, player attivo da oltre 16 anni e tra i primi Provider di welfare operanti in Italia, che ha pubblicato la Guida al welfare aziendale. Un libretto di istruzioni per mettere ordine nell’insieme di servizi pensati per il lavoratore, per analizzare rischi, opportunità e vantaggi e per accompagnare le aziende nella preparazione di un buon piano welfare.
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“C’è ancora la tendenza a banalizzare il welfare aziendale e a ridurlo a un modo con cui aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. È una tendenza pericolosa, perché schiaccia verso il basso il suo valore che invece può rappresentare un’innovazione sociale importante”, spiega Alberto Perfumo, Fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon.
“La crescita repentina del mercato ha favorito l’ingresso di una serie di operatori che hanno contenuti modesti e trovano più semplice vendere i buoni benzina invece che sviluppare servizi che sarebbero più utili a livello sociale. In uno scenario di scarsa preparazione culturale da parte di tutti, aziende, lavoratori, associazioni datoriali e sindacati, i più agguerriti sono proprio gli operatori che offrono le soluzioni più comode e non quelle di cui avrebbero bisogno le imprese, i lavoratori e l’intera comunità”.
L’ultimo rapporto realizzato da Eudaimon insieme con il Censis inquadra il welfare aziendale nell’ambito della relazione tra imprese e lavoratori. In un momento storico in cui è sempre più in crisi il senso di comunità, sorprende che un lavoratore su due consideri l’azienda come “il luogo della condivisione”: un posto, cioè, dove convergono gli interessi dell’impresa, del management e di tutti i lavoratori.
“È un buon segnale da un duplice punto di vista. Da un lato, il fatto che l’impresa torni a rivestire il ruolo di luogo di condivisione di interessi crea le condizioni favorevoli per innescare il welfare aziendale e, dall’altro lato, questo senso di comunità può essere a sua volta favorito dallo stesso sviluppo del welfare”.
Più coinvolgimento per un clima migliore
Offrire servizi rispondenti ai bisogni dei dipendenti aumenta inoltre il coinvolgimento del personale. La guida stilata da Eudaimon non a caso inserisce tra i passi necessari per realizzare un piano welfare l’ascolto attivo dei lavoratori. Maggiore è il coinvolgimento, migliore sarà il clima aziendale. La crescente partecipazione alla vita dell’impresa è il vero vantaggio dell’adozione di forme di welfare.
“Noi lo abbiamo anche misurato e non si riduce al solo ritorno economico”, precisa Perfumo. “Grazie all’engagement del lavoratore, si ottengono benefici che abbiamo valutato tra il sei e il sette per cento del costo del lavoro complessivo di un’impresa. Si tratta di un ordine di grandezza maggiore del beneficio che l’azienda otterrebbe con il semplice risparmio derivante dalla decontribuzione della parte di retribuzione eventualmente convertita in welfare”. Anche a livello sostanziale, quindi, i benefici sono più evidenti del semplice risparmio contributivo.
E sono misurabili anche dal punto di vista del lavoratore. “Il Censis ha rilevato un fenomeno di ‘intensificazione del lavoro’: ci sembra di lavorare sempre di più e questo sta causando una serie di ricadute negative sulla salute e sulla qualità della vita”. La stima, infatti, è che siano 5,3 milioni i lavoratori che hanno sintomi da stress legati al lavoro, 3,6 milioni quelli che manifestano difficoltà a conciliare attività e vita privata, 2,4 milioni coloro che vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo.
“Il welfare aziendale può intervenire a mitigare questi effetti sanitari e sociali e talvolta anche a eliminarli. Se tutto si riducesse a un aumento del potere d’acquisto del lavoratore, l’effetto sarebbe piuttosto limitato”, continua il Fondatore di Eudaimon. “Invece, se il welfare aziendale è in grado di offrire servizi che difficilmente il lavoratore potrebbe ottenere sul mercato e che arrivano solo perché mediati dall’azienda, ecco che si realizza un vantaggio reale”.
La Guida al welfare aziendale di Eudaimon è chiara su questo punto: per fornire servizi basati sulle esigenze dei lavoratori è bene concentrarsi sulle prestazioni cui i dipendenti, da soli, non potrebbero accedere. “Se risponde ai bisogni del Paese, il welfare aziendale fa bene a tutti perché libera risorse del welfare pubblico. E a beneficiarne è la comunità nel suo complesso”.