Reddito di inclusione, servono più fondi
Dal 1 luglio il Rei non è più condizionato da requisiti familiari, ma solo di carattere reddituale e patrimoniale. Per soddisfare le esigenze dei 5 milioni di poveri italiani, però, i capitali erogati finora non bastano.
In Italia sono 248.687 le famiglie in condizioni di povertà assoluta che percepiscono il Reddito di Inclusione (Rei). A dirlo sono gli ultimi dati del rapporto annuale dell’Inps. In vigore dallo scorso dicembre, il Rei rappresenta la prima misura strutturale di contrasto alla povertà assoluta introdotta in Italia, che insieme alla Grecia fino al 2017, era l’unico tra i Paesi europei a non avere uno strumento simile. Ora, in attesa di vedere nascere il reddito di cittadinanza, come da contratto di Lega –M5S, il Reddito di Inclusione taglia il traguardo dei 7 mesi e dal 1° luglio è diventata una misura universale, cioè non è più condizionato da requisiti familiari (presenza di minori, disabili, donne in gravidanza o un disoccupato over 55), ma solo di carattere reddituale e patrimoniale. L’Inps ha inoltre reso noto che le richieste non ammesse al beneficio economico, fin dall’entrata in vigore del Rei, per mancanza dei requisiti familiari, saranno riesaminate d’ufficio senza che il richiedente presenti una nuova domanda.
I nuovi requisiti per ottenere il Reddito di inclusione
La misura ora è rivolta ai nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta con un livello di Isee fino ai 6 mila euro l’anno e un Isre (reddito disponibile) fino ai 3 mila euro l’anno e consiste in un beneficio economico di una durata massima di 30 mesi (con un intervallo di 6 mesi dopo i primi 18), erogato mensilmente dall’Inps ai nuclei familiari. L’assegno è condizionato alla sottoscrizione di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa gestito dai Comuni volto al superamento della condizione di povertà.
Al Rei si è arrivati dopo l’approvazione della prima legge sulla povertà in Italia e 2 anni di sperimentazione del Sia (Sostegno per l’Inclusione Attiva), misura che anche questa vedeva l’azione combinata dello Stato e del welfare locale nella lotta alla povertà.
1,5 milioni di persone coinvolte su 5 milioni di poveri
L’Inps calcola che il Rei, a regime toccherebbe potenzialmente 1 milione e 462 mila persone, pari a 525 mila famiglie, circa il 29% dei 5 milioni di poveri assoluti stimati dall’Istat nell’ultimo Rapporto sulla povertà nel nostro Paese. Ma l’Alleanza contro la povertà (che raggruppa diversi soggetti sociali e associazioni di volontariato), a cui si deve l’idea del Rei, auspica che il beneficio possa essere allargato a tutte le persone sotto la soglia di povertà assoluta «I dati Inps dicono che il Rei è stato riconosciuto, ora il diritto a questa misura va esteso anche ai rimanenti 2,5 milioni di persone in povertà assoluta», afferma Roberto Rossini portavoce di dell’Alleanza «così da raggiungere l’intera fascia di popolazione che vive in condizioni di disagio. Inoltre per raggiungere l’obiettivo di aiutare le famiglie povere bisognerebbe elevare gli importi affinché possano coprire la differenza tra la soglia di povertà e il reddito disponibile». Per Rossini l’importo medio mensile erogato dall’Inps dovrebbe passare da 297 a 400 euro.
Servono altri 4,3 miliardi di euro
«Per arrivare a questo obiettivo, sulla base di calcoli fatti al nostro interno, a regime servirebbe un investimento pubblico di circa 7 miliardi di euro. Sinora sono stati resi disponibili 2.059 milioni per il 2018, 2.545 nel 2019 e 2.745 a partire dal 2020», spiega Rossini. «Bisogna arrivare a una dotazione aggiuntiva di circa 4,3 miliardi annui per il rafforzamento della misura in questo modo: innalzamento dell’importo del beneficio; abolizione dell’interruzione per 6 mesi, dopo i primi 18 di fruizione, della possibilità di ricevere il Rei; considerare diversamente, tra gli indicatori utilizzati per costruire le soglie di accesso alcuni elementi, i costi dell’abitare, capaci di catturare le specificità delle molteplici situazioni di disagio presenti in Italia; garantire un’adeguata presenza degli operatori del servizio sociale professionale chiamati a costruire i progetti d’inclusione, come assistenti sociali e psicologi; politiche infrastrutturali di sviluppo dei Centri per l’impiego e superamento dei loro vincoli alle assunzioni».
54,4 i milioni erogati finora dal Rei
Tra gennaio e maggio 2018, in base ai dati Inps, il Rei ha erogato 54,4 milioni di euro, la maggior parte dei quali (67%) sono andati al Sud. «La sensazione è che questa misura contro la povertà abbia creato molte aspettative tra la popolazione, al punto che diverse persone in condizioni economiche precarie, ma non proprio in povertà assoluta, l’hanno richiesto pur senza ottenerlo», dice Dino Giornetti, responsabile dell’area fiscale Caf Cisl. «Nel primo periodo c’è stata un po’ di confusione tra gli interessati alla nuova misura anche perché esistono altri strumenti di sostegno alla povertà talora sostitutive del Rei, come accade in Friuli, Puglia ed Emilia Romagna. Ma i Caf sono a disposizione dei cittadini per dare tutte le informazioni e l’ assistenza necessaria», conclude Giornetti.