Dalla Gen Z ai Baby Boomer, l’impatto del lavoro ibrido sulle generazioni
L’impatto del lavoro ibrido è molto differente a seconda dell’età dei lavoratori coinvolti. Uno studio di VMware fa chiarezza sul fenomeno
Quando si parla del modo in cui lavoriamo nella nuova era del lavoro ibrido, si deve necessariamente considerare non solo la tecnologia che lo consente, ma anche la cultura che lo definisce. Oltre a investire nelle più recenti tecnologie di esperienza digitale per supportare i dipendenti ovunque scelgano di lavorare, le organizzazioni devono infatti anche ripensare la cultura di una forza lavoro che non è più confinata in un ufficio.
Se la decisione tra il lavoro ibrido permanente e il ritorno in ufficio non fosse già abbastanza difficile, i datori di lavoro devono anche considerare i punti di vista diversi e spesso opposti dei dipendenti e devono farlo bilanciando una serie di questioni culturali, aziendali ed economiche come la produttività, la destinazione di uffici vuoti e costosi e il modo per aumentare la collaborazione o ridurre il senso di isolamento. Ma non sempre c’è accordo all’interno dei gruppi di età differenti su dove e come le persone vogliono lavorare, e questo porta a grandi differenze nell’esperienza e nelle prestazioni. Secondo una nostra recente ricerca dal titolo “The Virtual Floorplan: New Rules for a New Era of Work”, dall’inizio della pandemia, il 62% dei giovani tra i 18 e i 25 anni ha ottenuto una promozione, contro appena il 13% delle persone con più di 56 anni[1].
Le aziende devono rispondere a queste differenze nel contesto di obiettivi più ampi e di aspirazioni volte a rendere l’ambiente di lavoro più inclusivo e, anche, flessibile. Ma è complicato. Il modo in cui le organizzazioni scelgono di affrontare questo ostacolo generazionale e la differenza di visione sarà uno dei principali fattori che decideranno chi avrà successo e chi no nella nuova era del lavoro ibrido. Quali sono queste differenze e qual è l’impatto sulle aziende che stanno già lottando per accedere alle competenze critiche in seguito alle “Grandi Dimissioni” e alle “Grey Resignation”, di cui si parla meno ma che non hanno meno impatto?
L’importanza delle connessioni
Il divario più netto tra le opinioni generazionali si riscontra nel modo in cui i gruppi di età considerano lo sviluppo delle connessioni personali. Dalla nostra ricerca è emerso che il 70% della Generazione Z (18-25 anni) ritiene che il cambiamento delle circostanze lavorative abbia migliorato i legami personali con i colleghi, mentre solo il 30% dei Baby Boomers (56+ anni) può dire lo stesso. Forse si tratta semplicemente di ciò a cui sono abituati: i Baby Boomer hanno lavorato in ufficio per tutta la loro carriera lavorativa, ma il mantenimento e la creazione di legami per promuovere team collaborativi devono essere al centro dell’attenzione dei datori di lavoro. Le connessioni non solo sono positive dal punto di vista dell’apprendimento e della socialità, ma contribuiscono anche ad aumentare il rendimento del lavoro e i livelli di performance del team e di coinvolgimento dei dipendenti. Ecco perché, secondo il VMware Forrester Digital Employee Experience Report 2022, il 60% delle aziende a livello globale sta dando priorità a un investimento medio di 500.000 dollari in una piattaforma digitale completa per l’esperienza dei dipendenti nei prossimi 24 mesi, e l’80% cita la produttività dei dipendenti come uno dei principali fattori alla base dell’investimento.
I lavoratori intervistati per la BCG COVID-19 Employee Sentiment Survey che si sono sentiti meno connessi socialmente con i colleghi durante la pandemia sono stati meno produttivi nelle attività di collaborazione rispetto a prima della pandemia e solo il 30% dei Baby Boomers ritiene che la produttività dei dipendenti sia aumentata con l’introduzione del lavoro a distanza. Indipendentemente dal fatto che siano in ufficio o che lavorino altrove, i datori di lavoro devono considerare come offrire maggiori opportunità di connessione sociale tra le generazioni. Il fondatore della banca britannica Monzo, Tom Bloomfeld, ha recentemente annunciato di aver investito in un’applicazione per il benessere per superare la solitudine del lavoro ibrido e aiutare a creare connessioni tra colleghi basate su interessi extra-lavorativi.
Accordo generazionale sul valore delle prestazioni
Sebbene i gruppi generazionali possano essere divisi sulle loro esperienze di lavoro a distanza, tutti sono d’accordo su due cose importanti: in primo luogo, il fatto che lavorare in un ambiente remoto o distribuito abbia portato i dipendenti a essere valutati più in base alle prestazioni e meno in base a parametri tradizionali come il tempo trascorso in ufficio. Il secondo punto riguarda le capacità di leadership necessarie per creare team ad alte prestazioni in un ambiente remoto o distribuito. Tutti riconoscono l’importanza delle capacità di comunicazione, seguite dalla capacità di fidarsi dei dipendenti, dalla fluidità digitale su una serie di piattaforme e dall’adattabilità a nuove modalità di misurazione delle prestazioni dei dipendenti.
Abbracciare la flessibilità per supportare tutti i dipendenti
Uno dei tratti distintivi del lavoro ibrido è la flessibilità. Per questo motivo, anche se possono esserci dei divari di esperienza tra le diverse generazioni di dipendenti, i datori di lavoro devono cogliere l’opportunità di colmare questi divari durante la transizione verso il nuovo modello di lavoro ibrido, per assicurarsi di costruire una forza lavoro realmente inclusiva e diversificata. Le imprese oggi operano in un mercato del lavoro difficile. Riuscire a trovare un equilibrio tra le esigenze di diversi tipi ed età di lavoratori sarà fondamentale per trattenere e attrarre nuovi talenti – giovani e meno giovani – in azienda. Sebbene trovare questo equilibrio possa sembrare difficile da raggiungere, la ricerca mostra che c’è una correlazione molto importante che, se risolta, avrà un effetto positivo a catena. Si tratta della correlazione tra l’aumento dei legami personali e il conseguente aumento della produttività e delle prestazioni del team. Sebbene ciò sia particolarmente vero per le generazioni meno giovani, le connessioni di tutte le età sono ciò che aiuta le persone (e l’azienda) a prosperare.
Nella nuova era digitale e ibrida i dipendenti vogliono sentirsi apprezzati, connessi, sostenuti e incoraggiati, indipendentemente da dove e come lavorano. Per i datori di lavoro, questa è un’opportunità per evolvere la cultura della propria forza lavoro in modo da prendere in considerazione le esigenze di ogni generazione e diventare più forti, più competitivi e un posto di lavoro migliore per tutti. E sfruttare le tecnologie per l’esperienza digitale che possono trasformare la “forza lavoro ovunque” in una realtà ricca di contenuti.
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