Settimana corta, no grazie. In Grecia arriva la settimana da sei giorni lavorativi
La settimana corta è sempre più diffusa, almeno a livello di sperimentazione, in Europa e non solo. Basti pensare a quanto succede in Regno Unito e in Germania o addirittura al caso della divisione giapponese di Microsoft, che ha introdotto la settimana corta già nel 2019, ben prima che il Covid sconvolgesse il mondo, portando con sé una lunga serie di cambiamenti nelle esigenze dei lavoratori, sempre più propensi a un maggiore bilanciamento tra lavoro e vita privata. Anche in Italia diverse aziende la stanno introducendo su base volontaria, almeno per una parte (consistente) dei dipendenti.
Un trend, insomma, ormai consolidato e che potrebbe anche accelerare nel prossimo futuro, ma che riguarda la Grecia che anzi, curiosamente, ha imboccato una strada completamente diversa. Dallo scorso 1° luglio, infatti, il governo greco ha introdotto, in via sperimentale, la settimana lavorativa di sei giorni. Si tratta di una misura pensata dall’esecutivo per combattere la scarsità di manodopera e che prevede, a titolo di compensazione per il lavoratore, una maggiorazione dello stipendio del 40% per il giorno extra di lavoro e ancora di più se si tratta di un giorno festivo. Ma non è tutto, perché chi è già assunto a tempo pieno, potrà accettare un secondo lavoro part-time e lavorare così fino a un massimo di 13 ore al giorno.
Con questo provvedimento, il governo greco, spera anche di ottenere altri due risultati: incrementare lo stipendio medio dei lavoratori, che è tra i più bassi d’Europa e al contempo combattere la piaga del lavoro in nero. Secondo i dati Eurostat, infatti, già adesso la settimana lavorativa greca è la più lunga d’Europa, ma soprattutto un lavoratore greco su 8 lavora più di 48 ore la settimana (contro una media europea di 39,4 ore la settimana) senza percepire gli straordinari o ricevendoli in nero, al di fuori della busta paga.