Rivedere il rapporto tra pubblico e privato in ottica di prossimità
La crisi pandemica ha rinnovato la richiesta di assistenza sanitaria e di servizi erogati a livello territoriale. Per questo sono nati portali dove le cooperative locali si mettono in rete per offrire prestazioni sociali
Dopo aver via via smantellato il welfare State di metà Novecento sotto la spinta del liberismo, decentrando e spingendo le aziende a fare da sé affidandosi a fornitori specializzati, sembra che l’emergenza sanitaria stia portando a un’inversione di tendenza a favore del primo modello.
Per Antonio Corrias, Responsabile Marketing e Sviluppo Associativo di Assidim, storica cassa di assistenza sanitaria integrativa e interaziendale, “non è corretto dire che stiamo tornando indietro” verso il modello del welfare State, con i bisogni della collettività in termini di salute garantiti dal pubblico e nuovamente centralizzati. “Fortunatamente in questi mesi di emergenza lo Stato ha garantito un livello di welfare di cui l’Italia dev’essere orgogliosa e un contributo importante in questo è stato dato dalla sanità integrativa che, nonostante sia ancora per pochi, ha supportato molto quella pubblica”.
A tal proposito, in contemporanea all’esplosione della pandemia in Italia, Assidim ha lanciato una card che raccoglie e rende accessibile una serie di prestazioni sanitarie, dal soccorso immediato a domicilio ai videoconsulti 24 ore al giorno e ha proposto agli associati una polizza anti covid che copre ricoveri e convalescenze.
Per Corrias, a dover essere messo in discussione è piuttosto il modello Lombardia: “Delegare ai privati una parte eccessiva della sanità ha indebolito il ruolo del medico di famiglia, che invece deve rimanere un punto di riferimento e che in alcuni casi permette di evitare il pronto soccorso. Sicuramente alcuni modelli di organizzazione della sanità territoriale vanno ripensati”.
A livello di domanda, dall’osservatorio privilegiato di Assidim emerge un rinnovato interesse per la salute dei lavoratori. “Sta cambiando la concezione di ciò che è welfare: si sta verificando un ritorno alle necessità essenziali, mentre altri aspetti che finora erano considerati benefit non lo saranno più, a partire dal lavoro a distanza, che sarà ritenuto la nuova normalità, anche alla luce dell’aumento della produttività che è stato riscontrato a seguito della sua adozione”. Si tornerà, quindi, a concentrarsi sull’asset più importante di tutti, la salute: “E sulla sanità pubblica c’è da mettere mano, dove è stato tagliato troppo va fatto qualcosa”.
Piattaforme virtuali per veicolare la prossimità
A proposito di servizi territoriali, chi in questo periodo ha scommesso sul loro potenziamento è il Gruppo cooperativo Cgm, che negli ultimi mesi ha lanciato diverse piattaforme di prestazioni legate a specifiche aree geografiche, sia per rispondere alle esigenze della popolazione, aggravate dall’emergenza covid, sia per dare alle cooperative una possibilità di reinventarsi. Da Tradate –la prima sperimentazione di questo tipo– a Matera, da Biella a Milano, fino a Padova e Bari: comprese quelle ancora in preparazione, alla fine le piattaforme realizzate da Cgm insieme con la società Moving saranno una ventina.
“Crediamo che le realtà locali conoscano meglio di tutti i bisogni di quello specifico territorio e l’offerta pubblica di welfare già presente. Questa, secondo noi, sarà l’epoca delle piattaforme virtuali che veicoleranno la prossimità”, spiega Martina Tombari, Responsabile Area Sviluppo del Gruppo cooperativo Cgm. Attraverso questi portali le cooperative locali si mettono in rete per offrire prestazioni sociali che vanno dalla cura dell’infanzia all’assistenza di persone anziane e che possono essere acquistate anche dai singoli cittadini, oltre che dai dipendenti delle aziende o dagli utenti dei servizi sociali comunali.
“La nostra intuizione è stata quella di aver compreso che, nelle settimane di lockdown, tutti siamo diventati potenziali utenti di welfare. In quel contesto avere dei servizi rapidi e acquistabili facilmente da casa è stato molto importante”, prosegue Tombari. Anche nel futuro prossimo, superata la fase più intensa dell’emergenza sanitaria, queste piattaforme possono continuare a svolgere una missione necessaria.
“Il welfare aziendale risponde a circa un quarto dei bisogni di welfare complessivi, quindi è una risposta solo parziale, e spesso il resto della domanda finisce nel mercato informale e in quello ‘nero’, senza garanzie sulla qualità”, continua Tombari, indicando la rotta da correggere. “Il coronavirus ha rafforzato il legame con il territorio e accentuato i bisogni sanitari e sociali, quindi crediamo che questi portali continueranno a essere importanti per evitare che tali necessità diventino costi sociali”.