Quota 100, 13 domande per orientarsi
La riforma delle pensioni è ancora in discussione, ma sul tema Quota 100 sono uscite fin troppe notizie non sempre chiare. Tuttowelfare.info ha fatto il punto della situazione con l’aiuto di un esperto in materia.
La discussione resta aperta sulla riforma delle pensioni a cui sta lavorando il governo. Nulla ancora c’è di certo sugli anni e la quota di contributi. Nel dettaglio Quota 100 si basa su altri due cardini: l’aumento delle pensioni minime attraverso l’introduzione delle pensioni di cittadinanza e il taglio delle pensioni d’oro. La platea di beneficiari è stimata dal Governo in 400 mila lavoratori, tra cui 150 mila statali, gli interessati alla pensione di cittadinanza, secondo i dati dell’INPS, risultano essere 4,5 milioni di persone, mentre, secondo i calcoli fatti da Tabula, la società di ricerca di Stefano Patriarca, gli assegni sopra i 5 mila euro lordi riguardano non più di 30.000 pensionati. Finora però le informazioni circolate sulle misure, ancora in fase di approvazione, sono molte e confuse. Tuttowelfare.info ha provato a fare un po’ di chiarezza con Enrico Maria Mastinu, Professore Associato di Diritto del Lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari.
In cosa consiste esattamente Quota 100?
Quota 100 è un criterio per la determinazione dell’età di accesso alla pensione di vecchiaia che coniuga età anagrafica e anzianità contributiva, più favorevole per il lavoratore rispetto al regime oggi vigente.
Attualmente si accede alla pensione se si hanno almeno sessantasei anni e sette mesi di età (dal prossimo anno saranno necessari sessantasette anni) e almeno venti anni di anzianità contributiva, oppure, a prescindere dall’età anagrafica (c.d. (pensione anticipata), se si può vantare un’anzianità contributiva di almeno quarantadue anni e dieci mesi se uomini o quarantuno anni e dieci mesi se donne (dal prossimo anno saranno necessari cinque mesi n più). Con il criterio della quota 100 si potrà accedere alla pensione con una età anagrafica inferiore (almeno sessantadue anni) rispetto a quella oggi prevista per la pensione di vecchiaia e con un numero di anni di contribuzione inferiore (trentotto) rispetto a quelli oggi previsti per l’accesso della pensione anticipata. Il sistema dovrebbe essere flessibile e dunque consentire l’accesso alla pensione anche con un numero di annualità di contributi inferiore a trentotto (ma verosimilmente non inferiore a trentacinque) a condizione che si abbia un’età anagrafica corrispondentemente maggiore.
Riuscirà a sanare i problemi che emersero con l’introduzione della Legge Fornero, in special modo riguardo al fenomeno dei c.d. esodati?
La misura non ha nulla a che vedere con il problema dei c.d. esodati, che erano lavoratori i quali avevano lasciato il lavoro prima dell’entrata in vigore della Riforma Fornero con la prospettiva di andare in pensione entro pochi anni e che, invece, con i nuovi requisiti, si sono visti spostare in avanti il traguardo di diversi anni. Sono stati fatti oggetto, negli anni dal 2012 al 2017, di ben otto provvedimenti di salvaguardia (l’ultimo, l’ottava salvaguardia, ha riguardato 150.000 lavoratori), che ha consentito loro di continuare ad andare in pensione con i più agevoli requisiti previsti nel regime ante Fornero. Sui c.d. esodati, che pure in principio sono stati vittima di una grave ingiustizia, si sono concentrate strumentalmente le polemiche da parte di chi non si è potuto o saputo opporre alla riforma Fornero oppure di chi non aveva argomenti buoni per farlo, e tuttavia non la voleva.
Quali sono gli obiettivi che si prefigge Quota 100?
Quanto agli obiettivi che si prefigge, il provvedimento allo studio riguarderà certamente una fascia debole della popolazione, come sono in genere i lavoratori dipendenti, ma, fra questi, se ne avvantaggeranno quelli che stanno meno peggio, perché, ad un’età ancora relativamente giovane (a 62 anni non ci si può considerare vecchi), hanno accumulato un’elevata contribuzione, segno che hanno avuto una carriera lavorativa lunga e piena. Si tratta di lavoratori per lo più localizzati nelle regioni del centro nord d’Italia, dove il mercato del lavoro ha consentito accessi precoci e carriere lavorative lunghe e regolari. La vera emergenza è oggi rappresentata dalla generazione dei trenta/quarantenni, che, auspice anche la crisi economica, sono acceduti tardi al mercato del lavoro o hanno avuto carriere lavorative discontinue, dunque con pochi contributi. Per questi bisognerebbe pensare a misure di compensazione, quali moltiplicatori dei contributi o contribuzioni figurative. Riguardato sotto questo punto di vista, la c.d. quota 100 è un provvedimento che sembra eccedere le necessità di tutela di situazioni di reale bisogno.
Si potrà andare prima in pensione, ma mettendo in conto una riduzione del numero dei contributi utili per il calcolo dell’importo della pensione. Il pensionamento anticipato comporterà assegni più bassi?
Il pensionamento anticipato comporterà certamente assegni più bassi, anche se la platea dei lavoratori interessati è formata da soggetti con contribuzione elevata, i quali, pertanto, si vedranno calcolato l’assegno pensionistico, in tutto o in parte, con il metodo c.d. retributivo, che è particolarmente favorevole per il lavoratore.
Un lavoratore raggiunto il requisito contributivo previsto per la Quota 100 dovrà lasciare il lavoro obbligatoriamente a 62 anni?
Per andare in pensione occorrerà certamente avere lasciato il lavoro. Altra partita è se in seguito si potrà svolgere una diversa attività lavorativa subordinata o autonoma. In tal caso si porrà un problema di cumulo fra redditi da pensione e redditi da lavoro, che dovrebbe rimanere assoggettato ai vigenti limiti.
Chi non ha 38 anni di contributi ( o 35,36,37…) previsti per la Quota 100, quanti altri dovrà averne, come minimo, per andare in pensione di vecchiaia e a quale età?
Chi non raggiungerà quota 100 dovrà necessariamente attendere di possedere i requisiti previsti dalla Riforma Fornero. Ma chi avrà meno di 38 anni (ma non meno di 35) di contributi potrà colmare la mancanza attendendo di avere un’età anagrafica corrispondentemente maggiore.
La Quota 100 sarà sottoposta al meccanismo dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita?
Allo stato non si sa, ma è verosimile che l’adeguamento ci sarà. L’incremento di cinque mesi a partire dal 2019, previsto dalla vigente legislazione, opererà ancora e si applicherà a coloro i quali, non potendo accedere alla Quota 100, rimarranno sottoposti ai più severi requisiti previsti dalla legge Fornero
Quali trattamenti pensionistici dovrebbero essere elevati a 780 euro, cosiddetta pensione di cittadinanza (invalidità, pensioni integrate al minimo, assegni sociali) e come sarà calcolata?
Allo stato non è possibile rispondere a questa domanda, troppo vaghe sono le notizie che circolano in merito a un provvedimento che sembra essere in uno stadio di elaborazione ancora embrionale.
L’Ape sociale è un provvedimento strutturale o ancora sperimentale e condizionato a rifinanziamenti?
L’Ape sociale, come quella volontaria e quella c.d. aziendale, non è toccata, se non indirettamente, dalle misure in corso di definizione.
Le lavoratrici madri avranno un riconoscimento contributivo (maggiorazione contributiva) figurativo legato al numero di figli per andare prima in pensione?
Allo stato, nessuno sa se il provvedimento che Governo e Parlamento hanno in programma di varare riguarderà anche questi aspetti particolari, anche se si può supporre che si salvaguarderanno le agevolazioni già esistenti, se di maggior favore.
Per le pensioni d’oro pare si vada verso l’applicazione di un contributo di solidarietà. Il taglio dell’assegno comprenderà anche chi cumula più assegni pensionistici?
In merito circolano voci molto vaghe. Il costo complessivo della Quota 100 si stima pari a otto miliardi di euro annui, che dovrebbero essere finanziati in deficit, visto che già oggi l’Inps spende in pensioni previdenziali (cioè coperte da contribuzione), circa 30 miliardi di euro in più rispetto ai contributi che incassa. Il taglio delle pensioni d’oro, se ci fosse, dovrebbe consentire di reperire risorse per circa un miliardo di euro l’anno. Il resto lo dovrà mettere il Ministero dell’economia e delle Finanze che, non avendolo, dovrà reperirlo sui mercati finanziari dei debiti sovrani.
L’opzione donna come sarà riproposta
L’opzione donna consente di scambiare un più favorevole regime di età di accesso alla pensione con un meno vantaggioso criterio di calcolo della pensione. Come tale, non ha molto a che vedere con la Quota 100.
Da un nostro sondaggio presso i fondi pensione risultano modeste le domande di Rita che consente di andare in pensione con soli 20 anni di contributi e 5 anni (o 10 anni per i disoccupati da 24 mesi), di anticipo rispetto ai requisiti anagrafici. Come commenta questo dato dopo quasi due anni dall’introduzione di questo strumento di anticipo pensionistico?
La Rita, cioè la rendita integrativa per la pensione anticipata, è un istituto che coniuga l’Ape, cioè il meccanismo che consente a determinate categorie di lavoratori il pensionamento anticipato, e la previdenza complementare. Si tratta di due istituti che hanno avuto grandi difficoltà ad affermarsi. Mi pare che la loro combinazione non abbia aiutato a superare le individuali diffidenze.