Molestie, maternità e gap salariale: l’Italia è ancora indietro sull’emancipazione delle lavoratrici
I temi legati alla sicurezza ed emancipazione della donna sono al centro dell’interesse dell’opinione pubblica e sempre più aziende stanno mettendo in piedi programmi e iniziative di sensibilizzazione sul tema. In ambito lavorativo e aziendale c’è una crescente attenzione verso la maternità e un miglior equilibrio tra vita privata e professionale, la parità di genere e salariale. Tuttavia, in Italia c’è ancora molto lavoro da fare sul divario di genere nel contesto lavorativo. Secondo il Global gender gap report 2022, che misura il divario di genere nella partecipazione economica e politica e nel livello di istruzione e di salute, l’Italia si posiziona al 63esimo posto su 146 Paesi. A livello mondiale il Rapporto stima che la parità di genere sarà raggiunta tra 132 anni.
A conferma di questa classifica, un sondaggio di Fondazione Libellula (il primo network di aziende in Italia unite contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere) rileva che una donna su due dichiara di aver sperimentato, sul posto di lavoro, una o più forme di discriminazione e molestia, come battute volgari, complimenti e contatti fisici indesiderati.
Molestie sessuali sul luogo di lavoro
Il sondaggio “Lei (Lavoro, equità, inclusione)”, condotto a marzo 2022 e sottoposto a oltre 4mila donne lavoratrici dipendenti e autonome, rileva che il 53% delle donne intervistate afferma di essere stata oggetto di battute sessiste e volgari sul lavoro o di averle sentite rivolte ad altre donne. Le molestie non si limitano all’utilizzo di un linguaggio sessista: il 22% delle donne ha subito, a volte o spesso, contatti fisici indesiderati. Nel linguaggio si manifestano anche alcune forme di discriminazioni: il 46% delle donne, ad esempio, dichiara di non essere chiamata con il proprio titolo professionale e il 43% di essere interrotta frequentemente o ascoltata con meno attenzione di un collega uomo durante una riunione.
Per evitare situazioni di disagio e imbarazzo o, peggio, di conflitto, la maggioranza delle vittime fatica a reagire e preferisce lasciar correre.
Essere mamme lavoratrici è ancora un problema
Nonostante le numerose iniziative portate avanti da molte aziende, il sondaggio rivela che la maternità continua ad essere motivo di freno per la carriera di una donna: il 65% delle donne afferma di aver sentito allusioni e commenti sulle conseguenze negative della maternità e il 41% delle donne ha detto di essere a disagio nel comunicare alla propria azienda di aspettare un figlio.
La genitorialità sembra inoltre rimanere una questione femminile, considerando che il 54% delle donne dichiara di doversi occupare in prima persona dei figli. Guardando anche la gestione del tempo al di fuori dell’orario di lavoro, emerge che ben il 48% del tempo libero è impiegato dalle intervistate in attività di cura (domestiche o familiari), il 34% a lavoro e spostamenti, il 18% ad attività extra-familiari.
Gap salariale
Sul lato economico le donne si dimostrano più reticenti a negoziare il proprio stipendio, adottando invece un atteggiamento passivo relativamente al proprio valore economico. Per esempio il 46% delle lavoratrici dipendenti non ha mai chiesto un aumento di salario, nonostante gli anni di esperienza professionale, perché credono che sia l’azienda a dover offrire un aumento senza sollecito. A pesare sono inoltre la paura di essere giudicata male e la convinzione di non meritarsi tale riconoscimento.