Il welfare oltre i benefit

Il welfare oltre i benefit

Welfare Come Te entra in Aiwa, e con lui il Terzo settore

 

Da qualche anno a questa parte, l’espressione “welfare aziendale” è sinonimo di benefit, voucher e piattaforme ecommerce. Grazie agli sgravi fiscali, sono molte le imprese che hanno intrapreso percorsi di welfare dedicati alle proprie persone, ma spesso questi percorsi si limitano all’erogazione di benefit integrativi del salario. Il welfare, però, non è solo questo e può essere inteso e perseguito come qualcosa di più ampio e sfaccettato, che guardi a ciò che serve veramente, in particolare per far fronte ai nuovi bisogni.

 

Lo si capisce dando un’occhiata ai dati Istat, per esempio rispetto all’attività di caregiving (cioè l’attività di coloro che si prendono cura di familiari e amici malati o con una disabilità). Non sono precisi (è d’altronde impossibile calcolare esattamente i numeri), ma l’ultimo rapporto sulle forze di lavoro (2018) svela che circa 12 milioni sono persone impegnate nella cura di un parente, tra genitori che si prendono cura di figli minori di 15 anni o di persone malate, disabili o anziane. Questo dato si traduce tra gli occupati nel 40% di lavoratori (18 e i 64 anni) con un ruolo di caregiver.

 

Il problema è che spesso queste persone non sanno neppure da dove cominciare per gestire le situazioni, ignorando che oltre ad asili, badanti e case di riposo esistono anche numerosi servizi a livello territoriale, sia privati sia pubblici, che possono rispondere alle loro necessità. E il welfare può essere un valido alleato se strutturato pure per sgravare i caregiver di queste attività che devono essere gestite in parallelo con il lavoro.

 

Tra i player di welfare nati per rispondere in modo specifico a queste necessità c’è Welfare Come Te: si tratta di una rete di cooperative sociali e consorzi che dal 2020 lavorano nell’ambito del welfare aziendale per portare le esperienze della cooperazione sociale sui territori. L’obiettivo è offrire, accanto alle piattaforme e ai benefit che le aziende già propongono, servizi di assistenza e cura per rispondere ai bisogni personali e familiari dei dipendenti, sfruttando il servizio territoriale e assegnando ai lavoratori un Care manager dedicato, che metta a disposizione le conoscenze territoriali (peculiarità delle cooperative sociali) e aiuti a disegnare un percorso di cura ad hoc, a chilometro zero a seconda di dove si trovano l’azienda e lo stesso lavoratore.

 

“Non si tratta di un semplice rimborso spese, ma è una risposta personalizzata per scardinare il binomio welfare-piattaforma, accompagnando il lavoratore nel momento in cui, trovandosi a dover essere caregiver, è disorientato e ignora normative, servizi a disposizione e diritti”, dice Paolo Schipani, Direttore di Welfare Come Te. Il riferimento è che accanto alle piattaforme di flexible benefit molto diffuse e di ‘facile’ accesso per le persone, le aziende hanno anche la possibilità di strutturare piani di welfare più ‘complessi’ affidandosi alle strutture territoriali capillari in tutte le regioni che possono rispondere adeguatamente ai bisogni dei lavoratori.

 

Aiwa si apre al Terzo settore

 

La novità nel settore è la recente entrata proprio di Welfare Come Te nell’Associazione italiana welfare aziendale (Aiwa): la notizia è significativa perché segna, di fatto, l’entrata di un player del welfare basato sul Terzo settore e tra i cui scopi c’è il benessere sociale nell’associazione che riunisce i principali soggetti del mercato del welfare (al momento sono 22).

 

“Sempre di più va riscoprendosi il nesso inscindibile tra il welfare aziendale correttamente inteso (ossia la risposta ai bisogni sociali dei propri dipendenti organizzata dalle imprese) e la cooperazione sociale, che nasce proprio per conseguire il benessere non tanto del singolo, ma della società tutta”, ha detto Emmanuele Massagli, Presidente di Aiwa. “L’adesione di Welfare Come Te conferma la correttezza del cammino iniziato a inizio 2017: le logiche economiche e quelle sociali non sono inconciliabili, ma trovano nel welfare aziendale un ponte, un punto di incontro”.

 

“Entrare in Aiwa è interessante per noi perché si tratta di un tavolo di confronto tra provider. Ognuno ha le proprie peculiarità e percorsi diversi, ma che vanno nella stessa direzione. Tra i soci mancava il Terzo settore, che in questo momento storico non può mancare quando si parla di welfare”, spiega Schipani.

 

La cooperazione sociale è quindi diventata un player riconosciuto del welfare; grazie a questo ingresso e attraverso l’informazione si può cominciare a sensibilizzare non solo le grandi realtà (che già propendono a offrire programmi di welfare), ma tutte le imprese italiane, piccole, medie o grandi, mostrando come le necessità sociali possano trovare risposte dedicate, su misura e territorialmente comode.

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