Mi porto il cane al lavoro
I migliori amici dell’uomo sono risorse anche sul lavoro: migliorano i livelli di stress, le interazioni tra i colleghi, riducono il senso di colpa di lasciare il proprio cane a casa e rendono più produttivi. L’ufficio dog friendly è ormai un benefit sempre più richiesto, che anche in Italia inizia ad essere preso in considerazione da molte aziende.
Inseparabili anche sul posto di lavoro. Può sembrare eccessivo, ma alcune ricerche e diversi esperimenti condotti all’estero dimostrano che concedere ai lavoratori di portare con sé il proprio cane aumenta la loro soddisfazione e il loro benessere. In pratica aprire le porte a “Fido” potrebbe rivelarsi una vera e propria misura di welfare aziendale apprezzata e sostenuta dai dipendenti.
I punti evidenziati dai sostenitori di questa possibilità sono che la compagnia di un cane a lavoro abbassa i livelli di stress e migliora le relazioni fra colleghi. Dati emersi, per esempio, da una ricerca condotta dalla piattaforma di recruiting online InfoJobs in occasione del Take your dog to work day, la giornata mondiale del cane in ufficio indetta, già nel 1999, da Pet Sitters International, l’associazione mondiale dei pet sitter.
I risultati testimoniano che il 75% dei dipendenti si dichiara favorevole a portare un animale domestico sul posto di lavoro, se possibile, anche ogni giorno. Le ragioni che spingono ad avere il proprio amico a quattro zampe in ufficio sono principalmente tre: porta allegria (43%), contribuisce a migliorare la giornata lavorativa (31%), facilita la socializzazione tra colleghi (26%). Il 38% degli intervistati inoltre considera questa opportunità un benefit che l’azienda dovrebbe mettere a disposizione dei lavoratori.
Ma c’è un risvolto della medaglia, perché, invece, il 49% dei padroni ha dichiarato che non porterebbe il proprio animale domestico in ufficio: teme che non si sentirebbe a proprio agio fuori dell’ambiente domestico e il 32% pensa che l’ufficio non sia un luogo adatto all’amico a quattro zampe. Per quanto riguarda le aziende la strada da percorrere è ancora lunga. Il 91%, infatti, non ammette l’ingresso degli animali e solo il 7% ha una policy strutturata per poterli accogliere con regolarità.
Migliori performance e qualità di vita più alta
Le conferme sui benefici nel portare il proprio amico peloso in ufficio arrivano anche dalla ricerca Taking dogs into the office della University of Lincoln, sostenuta da Purina, azienda specializzata in cibo per animali domestici. L’indagine quantifica i benefici e l’impatto della presenza dei cani in ufficio e sembra proprio che le persone siano più concentrate sul proprio lavoro (+33,4%), più soddisfatte delle loro condizioni di lavoro (22%) e dimostrino una maggiore dedizione (+16,5%). Superiori anche la soddisfazione nella gestione casa-lavoro (+14,9%) e la qualità di vita lavorativa (+16,9%).
Tra gli effetti positivi di avere il proprio pet in ufficio ci sono anche la riduzione del senso di colpa per aver lasciato il proprio cane a casa (46%) e il miglioramento della conciliazione tra vita privata e vita professionale (31%).
Gli uffici pet friendly sono diventati, inoltre, un benefit importante per i lavoratori di oggi: nella ricerca di un nuovo impiego, infatti, il 39% degli italiani analizza se il nuovo ufficio è “a misura di cane” e il 42% dei Millenial del nostro Paese ritiene che portare gli animali in ufficio sia la soluzione per sentirsi meno in colpa nei confronti degli amici a quattro zampe e godere a pieno della loro compagnia, con ripercussioni positive sull’umore e sul benessere.
Lo studio ha inoltre analizzato che il passare tempo insieme anche in ufficio rafforzi il legame tra i cani e i padroni. “Se si sapesse che c’è un semplice modo per aumentare la soddisfazione lavorativa grazie a un semplice intervento organizzativo le aziende sarebbero molto interessate a saperne di più”, commenta Daniel Mills, Professore di Veterinary Behavioural Medicine e Direttore di The Animal Behaviour Clinic alla University of Lincoln e uno degli autori della ricerca insieme con Sophie Hall.
“I risultati della nostra ricerca mostrano come non solo la presenza dei cani sul luogo di lavoro non costituisca una distrazione, ma anche come questa abbia il potenziale di migliorare la concentrazione del dipendente e probabilmente anche la sua produttività”. Per questo, è la tesi di Mills, “le aziende più innovative dovrebbero valutare molto seriamente questa opportunità”.
Spazi ad hoc per accogliere gli animali
Il modello è più sviluppato in altri Stati, eppure anche in Italia ci sono esempi da seguire come il Pet Friday e il Pet friendly day di Nintendo e Mars Italia, il progetto di Dog Hospitality ideato dal marchio di moda Elisabetta Franchi e l’area negli stabilimenti di produzione dedicata agli amici animali di Purina.
L’azienda, infatti, dal 2014 porta avanti il programma Pets at Work che permette a tutti i dipendenti degli uffici di Assago, in provincia di Milano, e di quelli dello stabilimento di Portogruaro, in provincia di Venezia, di lavorare quotidianamente fianco a fianco del proprio cane.
“Pets at work è ormai un punto fermo del nostro welfare aziendale e la promozione della presenza dei cani in ufficio è diventato uno degli impegni di responsabilità sociale. Avendo sperimentato in prima persona i benefici di un ufficio pet friendly abbiamo dato vita alla Pets at Work Alliance per supportare altre aziende affinché possano creare un ambiente lavorativo favorevoli all’accoglienza degli animali”, ha spiegato Marco Travaglia, Direttore Generale di Purina Sud Europa.
Si tratta di una sorta di riconoscimento ufficiale per le aziende che possono chiedere una consulenza gratuita e un toolkit che contiene tutto ciò che può servire per rendere l’ufficio dog friendly, con l’idea che portare il proprio cane in ufficio possa diventare un’abitudine.
Altro esempio virtuoso è Unicredit che ha allestito uno spazio al quarto piano del grattacielo di Piazza Gae Aulenti a Milano con 14 postazioni attrezzate: Pc per i padroni, ciotole e giochi, cucce e guinzagli per i cani. Un’area che ha riscosso tantissimo successo, con una lista d’attesa che sta spingendo la direzione a immaginare di allargare il progetto anche ad altre sedi.