Mamme al lavoro
Calo delle nascite e aumento dell’età in cui diventare madri sono solo la punta dell’iceberg di un problema ben più profondo: la mancanza di politiche di welfare che permettano di conciliare genitorialità e lavoro.
Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: il calo delle nascite in Italia sembra inarrestabile. Nel 2018 sono nati 449mila bambini, 9mila in meno rispetto al 2017 e 128mila in meno rispetto al 2008.
Al contempo si registra un aumento dell’età media delle donne che decidono di avere un figlio. L’età media al primo parto nel nostro Paese è giunta a 31,1 anni, di due anni superiore alla media europea (29,1 anni); un dato che pone l’Italia in vetta alla classifica, seguita da Spagna (30,9), Lussemburgo (30,8) e Grecia (30,4).
Cresce anche il numero di donne che scelgono di concepire un figlio dopo i 40 anni (90,5 figli per mille donne), segno anche questo di un’evidente instabilità lavorativa ed economica che affligge la nostra Penisola. Il tasso di fecondità è invece vittima di un costante decremento; nel 2010 la media era di 1,46 figli per donna, nel 2018 si è ridotto a 1,32.
Dati, questi, che emergono anche dal rapporto Le equilibriste, la maternità in Italia di Save the Children e che evidenziano quanta strada ci sia ancora da fare nell’ambito del sostegno alla genitorialità. Il nostro Paese sta scontando l’assenza di una riforma strutturale e sul fronte del congedo di maternità e paternità mancano reali tutele a supporto di tutti i lavoratori, dipendenti e non.
Dal quadro complessivo le donne appaiono dunque sempre meno propense ad affrontare la maternità; ma quali sono i motivi alla base di questi cambiamenti sociali? E come fare per invertire la rotta? Ne abbiamo parlato in esclusiva per Tuttowelfare.info con Sabrina Colombo, fondatrice e CEO di Mastermamma, piattaforma digitale dedicata alla formazione genitoriale.
Maternità, momento di gioia e complessità
“I fattori che influenzano il decremento delle nascite sono molteplici. Innanzitutto dobbiamo fare i conti con condizioni socioeconomiche che non supportano la famiglia né il ruolo della donna al lavoro e in famiglia, in secondo luogo mancano misure concrete a sostegno della maternità, dallo Smart working ai servizi educativi facilmente accessibili per la prima infanzia quali gli asili nidi aziendali e non”, spiega Colombo.
Già, perché per le donne che lavorano è veramente complicato trovare un equilibrio tra vita personale e professionale: “L’attesa di un bambino è un momento vivo, di grande gioia e realizzazione, ma per coloro che hanno avviato un percorso professionale e che vogliono portarlo avanti c’è il rischio di non riuscire a trovare la giusta sostenibilità”.
Timore più che giustificato, visto che “mancano politiche e sostegno delle famiglie con figli, dagli asili nido agli assegni per il servizio di baby-sitting, alla presenza diffusa di sostegni alla genitorialità”, aggiunge la CEO di Mastermamma.
Per le primipare si aggiunge anche la componente emotiva: “Bisogna ricordarsi che l’affrontare il ‘nuovo’, specie se si tratta di un primo figlio, è di per sé complesso, immaginiamoci quando il nuovo è rappresentato da nostro figlio che nei primi mesi di vita non si interfaccia con la parola e dipende totalmente dai genitori, in modo particolare dalla mamma. Questo richiede un forte esercizio di equilibrio che i genitori sono chiamati a imparare da soli, con pochissimo supporto”.
Questa concomitanza di fattori, purtroppo, si traduce molto spesso nell’abbandono del posto di lavoro da parte delle donne. Secondo i dati diffusi dall’Ispettorato nazionale del lavoro nel 2018, tra le donne che si sono licenziate 24.618 hanno messo come motivazione le difficoltà di assistere il proprio bambino e di conciliare la vita di mamma con quella professionale.
Commenta Colombo: “Questi numeri sono allarmanti, anche perché un giorno i figli cresceranno e vorranno costruirsi la propria indipendenza e a quel punto alle madri resterà il rimpianto di non aver investito anche nella propria vita professionale”
Investire su Smart working e asili nido
Come fare ad arginare dunque il fenomeno?: “Bisognerebbe innanzitutto superare alcune rigidità tipiche dei processi aziendali, come quelle che impongono un orario prestabilito di entrata e uscita dal lavoro. Quest’ultimo andrebbe misurato in base agli obiettivi raggiunti, indipendentemente dalla presenza fisica in ufficio”.
Pertanto diventa fondamentale incentivare le formule di Smart working: “Bisogna andare incontro ai ritmi di vita delle donne, che spesso, oltre a essere madri, sono compagne e/o figure di sostegno per i genitori anziani”.
Le “mamme equilibriste”, però, devono sempre tenere a mente una cosa: “È importante che ogni mamma non si autolimiti: l’identificarsi solo con la famiglia e la casa deve essere una scelta libera e consapevole, non una costrizione che tante donne devono accettare. È importante realizzare anche la propria gratificazione professionale”, sostiene Colombo.
Questo processo, però, richiede molta consapevolezza e sostegno: “Il progetto Mastermamma è nato proprio a sostegno della figura materna in azienda, senza dimenticare i papà. È il primo progetto di formazione genitoriale che interessa sia i temi salutistici e psicologici di figli e genitori, sia il potenziamento delle capacità delle donne affinché possano gestire sé e la propria vita anche nei momenti più delicati, come per esempio il rientro al lavoro o l’affrontare problematiche di salute o educazione dei figli”.
Le imprese svolgono un ruolo fondamentale in questo processo: “Sono necessarie misure di attenzione alla genitorialità, siano esse corsi a sostegno dei genitori ed in particolare delle mamme, siano esse iniziative quali Smart working o asili, oppure un maggiore sviluppo del congedo di paternità, che sarebbe indice di senso civico”.
Nonostante le evidenti difficoltà, le donne devono continuare a perseverare: “Un consiglio che diamo spesso durante i nostri percorsi di coaching è quello di guardare alle mamme che ce l’hanno fatta, trovando un modo per coniugare positivamente vita privata e professionale. Prendere ispirazione dall’esempio altrui è un ottimo modo per guardare coscientemente al proprio futuro”.