La piattaforma come nuovo stile di vita
Il welfare è stato ‘travolto’ più tardi rispetto ad altri settori dal fenomeno delle aziende-piattaforma. E, forse proprio per questo, le piattaforme italiane sono caratterizzate da diversi modelli di governance, come ha spiegato a Wellfeel Ivana Pais
Le piattaforme sono ormai parte integrante delle nostre vite. Pur essendo diffuse relativamente da poco tempo, l’impatto sulla nostra quotidianità è tale che i sociologi hanno iniziato a parlare di economia delle piattaforme (oppure di società delle piattaforme). E con queste espressioni non ci si riferisce solo alle aziende-piattaforma (quelle cioè nate a seguito di una soluzione legata alla piattaforma), ma al fatto che questi strumenti stanno modificando la socialità a livello più generale.
Il primo indicatore di come le piattaforme stiano guidando sempre più la nostra società è riscontrabile nel linguaggio che utilizziamo: “Sempre più spesso alcune aziende sono definite come ‘l’Amazon’ o ‘l’Uber’ di un determinato settore”, ha spiegato Ivana Pais, Professore Associato di Sociologia Economica nella facoltà di Economia, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intervenendo all’evento Wellfeel, welfare aziendale e benessere organizzativo, promosso a luglio 2021 dalla casa editrice ESTE e di cui Tuttowelfare.info è stato Media Partner. E a testimonianza di quanto evidenziato dalla docente, è noto che di recente sono stati creati anche neologismi legati a questi aspetti: per esempio “uberizzazione” indica la trasformazione dei servizi continuativi in attività svolte su richiesta.
Un altro segnale della pervasività delle piattaforme delle organizzazioni è il meccanismo reputazionale, nato proprio con le piattaforme e diffusosi ora anche nei modelli organizzativi più tradizionali. Questo il commento di Pais: “Ci viene chiesto di valutare ogni servizio di cui usufruiamo e le persone che ce lo erogano”. Se il ‘modello piattaforma’, dunque, è passato dall’essere organizzativo a sociale, la conseguenza è ripensare il lavoro manageriale in ottica algoritmica. Il processo di piattaforma, infatti, presenta evidenti vantaggi, ma anche pericoli, come per esempio l’estrema tutela del consumatore e lo ‘sfruttamento’ degli operatori che si trovano schiacciati fra le esigenze delle aziende e quelle degli utenti.
L’oligopolio del sistema piattaforma
Un aspetto importante del fenomeno legato alle piattaforme è la tendenza, come è possibile notare dando uno sguardo alle principali aziende legate proprio alle soluzioni erogate dalla piattaforma, alla nascita di monopoli oppure oligopoli. Un’eccezione – almeno per il momento – è rappresentata dal welfare: se infatti negli altri settori sono stati adottati strumenti arrivati direttamente dalla Silicon Valley (‘patria’ delle aziende-piattaforma), in questo si assiste alla diffusione di soluzioni tutte italiane. Un’altra peculiarità del welfare che ha evidenziato Pais è che se all’estero la maggior parte del business si concentra su un’unica piattaforma, in Italia ce ne sono diverse.
D’altra parte il welfare è stato ‘travolto’ più tardi rispetto agli altri settori dal processo di piattaformizzazione, iniziato – come raccontato da Pais – principalmente nella Mobilità e nel Turismo. E, forse proprio per questo motivo, le piattaforme italiane sono caratterizzate da diversi modelli di governance. Da un lato ci sono quelle standard, che permettono un matching domanda-offerta fra chi eroga e chi necessita di servizi; dall’altro ci sono strumenti di welfare territoriale, Pubbliche amministrazioni che creano piattaforme di erogazione di welfare, e società no profit che ne fanno uso per riconfigurare rapporti verso clienti e utenti, ma anche per interazioni fra pubblico, privato e terzo settore.
Secondo Pais è però presto per definire il trend, poiché generalmente le piattaforme sono strumenti che sviluppano meccanismi di scala e funzionano se riescono a coinvolgere numerosi utenti, dunque è probabile che anche nel nostro Paese emergeranno strumenti dominanti, ma solo nel prossimo futuro. L’aspetto fondamentale, per la docente, è l’introduzione di meccanismi di co-progettazione delle piattaforme e affidarsi a sviluppatori esperti del settore di destinazione della piattaforma: disegnare una piattaforma significa disegnare il contesto all’interno del quale ci stiamo muovendo.