GenZ e turnover aziendale: i giovani i più propensi a cambiare lavoro
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GenZ e turnover aziendale: i giovani i più propensi a cambiare lavoro

Soddisfazione e work life-balance, oggi i lavoratori italiani (e non solo) non cercano esclusivamente il denaro. Questo risulta essere ancora più lampante se guardiamo alle nuove generazioni che, infatti, antepongono la propria salute al denaro o a una carriera in cui periodi di burnout sono dietro l’angolo. Il mercato del lavoro in cui sono inseriti è spesso caratterizzato da poca stabilità e poche garanzie, motivo per cui il 60% della generazione Z sarebbe disposto a cambiare lavoro entro 12 mesi stando ai dati dell’Osservatorio BenEssere Felicità. Segue la categoria degli operai con il 54% dei colletti blu che sarebbe più che propenso a lasciare la propria professione. La ricerca dell’Osservatorio BenEssere e realizzata da Research Dogma ha preso in analisi tutte le generazioni oggi attive sul mercato del lavoro, dai più giovani (il campione con età pari a 16 anni) fino ai Boomer. Sulla base dei dati analizzati, l’elemento che salta all’occhio è quello relativo all’indice medio di felicità per la propria vita lavorativa che è pari al 49% con il 25% dei lavoratori italiani che afferma di non sentirsi a proprio agio sul posto di lavoro. A fare la differenza, inoltre, c’è la una questione di genere. I risultati della ricerca ci dicono che le donne italiane sono più infelici rispetto agli uomini in particolare nella sfera lavorativa. Il 38%, rispondendo alle domande sull’attuale livello di felicità, ha affermato di non essere soddisfatta, in particolare la GenZ, che quando si parla di lavoro dice di essere scontenta e delusa dal proprio impiego.

 

A tale proposito Elisabetta Dallavalle, presidente dell’Associazione Ricerca Felicità ha affermato: “La Generazione Z è quella più infelice del proprio lavoro con il 44%, a salire la Generazione X con il 46%, poi i boomer a un passo dalla pensione con il 50% e i millennial, che con il 55% sembrano i più felici del proprio lavoro. La classe operaia invece è la meno felice con una media del 44%”.

Mollo tutto e cambio vita

A completare il quadro realizzato dall’Osservatorio BenEssere Felicità sono le risposte che le italiane e gli italiani hanno dato alla domanda: “se tu oggi dovessi scegliere un nuovo posto di lavoro, quali aspetti considereresti più importanti?”. Al quesito i lavoratori italiani hanno messo al primo posto l’empowerment (30%) ossia la possibilità di lavorare in un luogo che possa garantire margini di crescita, autonomia, aspirazioni di carriera e che non trascuri gli aspetti umani del lavoratore come la salute mentale e i carichi di lavoro troppo esagerati. Al secondo posto con il 24% troviamo la “compensetion” in cui confluisce stipendio e welfare, seguono tempo e work-life balance che incidono per il 23% mentre a chiudere la classifica solo il 3% ritiene importante il brand inteso come elemento attrattivo nella selezione di un’azienda.

A questo si collega il desiderio di molti lavoratori (soprattutto i più giovani) di crearsi una exit strategy, insomma una via d’uscita. Secondo un’analisi condotta dalla società di recruiting Hays Italia in collaborazione con Serenis sembra che la voglia di cambiare vita e lavoro sia molto più che una semplice fantasia. Infatti, circa l’8% dei lavoratori ha già programmato di lasciare il proprio lavoro entro un anno, complice la mancata felicità lavorativa.

Quello che per molti può essere un sogno a occhi aperti per altri lavoratori è un vero e proprio programma con le città di mare (59%) a dominare la classifica delle mete più ambite in caso di abbandono della vita lavorativa attuale. Seguono le isole (31%) e a chiudere il podio la montagna (29%).

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