Il punto di partenza è la comunità
Fondazione Cariplo da sempre dedica attenzione al territorio spingendo enti, associazioni, cittadini e aziende a fare rete per affrontare e risolvere problemi specifici di una determinata area.
Con la crisi dello Stato sociale il Terzo settore, o privato sociale, negli ultimi anni ha sopperito sempre più alla carenza di risorse pubbliche sul fronte dei servizi alla persona, disagio giovanile, nuove povertà solo per citarne alcuni dei settori dove si concentrano le attività. Una tendenza che ha alimentato il loro numero degli operatori. Secondo gli ultimi dati ufficiali ISTAT disponibili, infatti, le fondazioni attive sul territorio, private e pubbliche, sono passate dalle 4.720 alle 6.220 la maggior parte delle quali concentrate al Nord ( 63%), mentre al Centro e al sud troviamo rispettivamente il 16% e il 21%.
«Un mondo che oggi rappresenta i 3/5% del Pil nazionale ma che, in base alle previsioni, nei prossimi anni arriverà al 10% e che fa risparmiare allo stato 7,8 miliardi l’anno con i suoi 4 milioni di volontari», ha detto Giuseppe Guzzetti, Presidente della Fondazione Cariplo ai media durante l’incontro Welfare e futuro del Terzo settore, promosso a Merate dal Gruppo Editoriale Netweek e da Costruiamo il futuro, fondazione che fa capo all’ex ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, e che raccoglie sotto il suo cappello un centinaio di imprenditori della Brianza con i quali da 17 anni assegna fondi a realtà del volontariato sociale, culturale e sportivo.
Il ruolo delle fondazioni sempre più strategico
All’interno del Terzo settore il ruolo delle Fondazioni è diventato sempre più strategico, così come quello degli enti filantropici. Non più solo soggetti finanziatori di progetti, ma sempre più protagonisti che scelgono ambiti di priorità e mettono a punto bandi mirati. E Fondazione Cariplo ne è un esempio. «Il tema strategico è la comunità», ha evidenziato Guzzetti. «Lanciamo bandi non per singole realtà, ma spingiamo enti, associazioni, cittadini e aziende in un territorio omogeneo a fare rete per affrontare e provare a risolvere problemi specifici di una determinata comunità» ha continuato Guzzetti che con Fondazione Cariplo nel 2017 ha seguito e realizzato 1.133 progetti in diversi ambiti, con particolare attenzione a quelli della povertà, disoccupazione e welfare. Neetwork è uno degli ultimi lanciati. Si tratta di una proposta per contrastare il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano (arrivati a 2 milioni in Italia, di cui 239 mila nella sola Lombardia), che Fondazione Cariplo ha presentato alla Commissione Europea il 3 luglio scorso in partenariato con Fondazione Adecco per le pari Opportunità, Ccm-Mestieri Lombardia, l’Istituto Toniolo, e in collaborazione con Regione Lombardia.
Nei fatti, il progetto prevede un tirocinio retribuito di 4-6 mesi in una organizzazione no profit lombarda. Una sfida ambiziosa che offre ai giovani a rischio di marginalità un’occasione di educazione al lavoro oltre alla possibilità di acquisire skill trasversali e in ambito digitale. Per contrastare l’annoso problema della disoccupazione giovanile Fondazione Cariplo in collaborazione con Terna, Microsoft, Fastweb e Banca Intesa nel 2016 ha anche dato vita a Cariplo Factory, un ecosistema di open innovation il cui punto di forza è la contaminazione di saperi tra Pmi e grandi aziende, imprese hi-tech, imprese sociali, imprese culturali, incubatori, acceleratori, università, centri di ricerca, scuole ed enti di formazione, FabLabs, ambienti di educazione informale, investitori e professionisti. Al centro sempre i giovani, la loro occupazione, l’innovazione. E i risultati iniziano ad arrivare. Dalla sua nascita a oggi sono già 7 mila ragazzi i ragazzi che hanno trovato un posto di lavoro.