Dal buono pasto al posto per Fido

Dal buono pasto al posto per Fido

Viaggio attraverso alcune delle strategie di welfare aziendale che si sono rivelate, finora,  più efficaci e originali.

Un’ azienda inclusiva è inclusiva a 360 gradi e poco importa che chi si aggira fra i suoi corridoi e uffici abbia due o quattro zampe oppure ancora le piume. Questa è per lo meno la convinzione di Mars Italia. La sua sensibilità nei confronti degli animali domestici deriva sì dal fatto che il pet food è parte della sua proposta commerciale. Ma anche se non soprattutto dalla presa di coscienza di ben altre e meno intuitive evidenze. Cioè che la stessa presenza dei cuccioli sul luogo di lavoro contribuisce a migliorare la vita dei dipendenti, dunque pure il loro livello di coinvolgimento e impegno, per più di un motivo. Che non li costringe a destinare una porzione dello stipendio e del tempo libero alla ricerca di un dog-sitter o simili; e che la compagnia di Fido è consustanziale al benessere di un proprietario comme il faut.

 

Quant’è smart questo mio work

 

Anche questo è in fondo smart working secondo l’interpretazione che la responsabile del gruppo Cristiana Milanesi ha dato. «Per Mars Italia», ha sottolineato Milanesi, «si tratta di una filosofia condivisa a ogni livello e in primo luogo presso un board che senza bisogno di fissare alcuna quota rosa è composto da un 40% di donne. I vertici sono infatti i primi a dover credere e investire nel modello e nella sua comprovata capacità di generare valore». Delle organizzazioni smart non bisogna insomma avere paura: «Potendo scegliere il loro luogo di lavoro in base alle necessità», ha proseguito la manager della società, da dieci anni impegnata nell’implementazione del nuovo paradigma gestionale, «i dipendenti appaiono più responsabilizzati e concentrati sul raggiungimento dei rispettivi obiettivi. Il lavoro deve esser fatto; e bene. Il dove, non ha importanza. Anche per questo Mars ha registrato un crollo dei tassi d’assenteismo ed è stata riconosciuta ai primi posti per la valorizzazione delle persone».

 

Sana pianta

 

Promotrice di politiche green di trasporto collettivo («Le emissioni risparmiate corrispondono alla piantumazione di un’area vasta quanto il Central Park ogni anno») Mars Italia è in buona compagnia nella diversificazione dell’offerta di welfare. Buoni acquisto e benefit voluttuari hanno ormai un peso marginale nel paniere delle imprese e a darne testimonianza è altresì la multi-utility Hera. Dal 2016 integrando le strategie proprie delle varie anime del gruppo ha messo la formazione al centro assicurando a ogni impiegato 29 ore medie di training l’anno. Dal 2018 sono state attivate iniziative a favore dell’istruzione dei figli dei dipendenti, sfociate con il tempo in borse di studio e stanziamenti per le spese universitarie e i soggiorni didattici all’estero. I premi di risultato possono esser tradotti per la metà in servizi di welfare e il grado di utilizzo dei fondi dedicati è arrivato al 98% stando alle più recenti rilevazioni interne. Questo ha detto il rappresentante Giancarlo Campri, per il quale il benessere condiviso «è stato sicuramente fra i propulsori della crescita di Hera», ed è stato reso accessibile perciò a parte dei precari e dei fornitori tramite una piattaforma mirata.

 

Sembra facile

 

Nonostante i successi promuovere azioni all’altezza non è sempre semplice per i provider, per quanto – è il parere di Federico Isenburg di Easy Welfare – «collegare i piani di welfare con la produttività è stata una chiave di volta dell’evoluzione». Dal canto suo Edenred, per bocca di Luca Palermo, assegna ai fornitori di servizi il ruolo di facilitatori e subordina però l’affermazione dei programmi di benessere ad alcune condizioni. Che sul lato dell’offerta se ne sappiano spiegare i benefici profondi al di là della fiscalità; e che in collaborazione coi clienti si riesca a comprendere effettivamente «chi siano e cosa desiderino i dipendenti». Anche perché «un addetto soddisfatto e convinto è più redditizio e più fedele», nella visione di Alessandro Zollo di Great Place to Work. Non a caso, «chi si avvia su questo percorso poi non torna più indietro». Lo ha detto Andrea Mencattini, Amministratore delegato di Generali Welion nel presentare l’ index dedicato elaborato dalla società. I dati di spicco della ricerca fra le piccole e medie imprese rappresentano l’identikit di una Italia che cambia. La sanità e l’assistenza sono senza dubbio fra le aree del welfare più frequentemente adottate dai dipendenti delle Pmi; ma alla seconda piazza si posiziona il bilanciamento fra tempo libero e occupazione, richiesto in particolare dal personale più giovane. Il bouquet di proposte è però chiaramente destinato ad ampliarsi di pari passo con l’aumento della sensibilità delle dirigenze. Il 65% delle aziende che non sono ancora in possesso di piani ad hoc è intenzionata a svilupparne; e nell’ultimo anno il totale delle piccole realtà che hanno innescato iniziative d’area è salito di ben 90 punti percentuali.

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