Salute mentale e lavoro: il burnout costa 136 miliardi di euro all’Europa
Casa e lavoro, sono questi i due luoghi in cui trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate. In media passiamo otto ore al giorno nel nostro ambiente di lavoro (smart working a parte) ed escludendo le ore di sonno il tempo tra le mura di casa è spesso minore rispetto a quello trascorso in ufficio. Per questo è fondamentale creare un ambiente che non alieni i dipendenti e che sia in grado di appagarli a fine giornata. Un luogo di lavoro poco salubre può intaccare la propria serenità mentale e portare ai primi segni di burnout, ovvero l’insieme di sintomi che derivano da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. Oggi lo stress da lavoro è molto diffuso, sintomi di ansia, inadeguatezza e paura di sbagliare sono i mali principali che le aziende devono affrontare quando si parla della salute dei dipendenti. Le cause scatenanti possono essere molteplici, dal carico di lavoro superiore alle proprie possibilità all’instabilità del proprio ruolo in azienda. Lo stress da lavoro nella nostra società rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’UE dopo i problemi posturali.
Stress da lavoro
Secondo il World Economic Forum e la Harvard School of Public Health il costo derivato da condizioni di stress o carente salute mentale potrebbe salire a 6.000 miliardi di dollari entro il 2030 a livello globale facendo registrare un +3.500 miliardi di dollari rispetto al 2010. Se facciamo un focus sull’Europa, uno studio condotto dall’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro ci dice che un lavoratore su quattro è colpito da sintomi di burnout e che la perdita di produttività dovuta ad assenteismo per motivi legati alla propria salute mentale è di circa 136 miliardi di euro. Spesso le ansie e le tensioni dovute al lavoro si trasformano in veri e propri sintomi fisici come la stanchezza cronica, frequenti mal di testa o dolori muscolari che inevitabilmente intaccano le performance in termini di produttività lavorativa ma anche la vita privata.
In questo scenario capita sempre più spesso di doversi prendere delle pause dal proprio lavoro per non rischiare di “ammalarsi”, tendenza questa diffusa non solo tra i giovani (Millennials e GenZ) ma anche tra i baby-boomer e figure senior in generale. Secondo l’osservatorio 2023 di Cigna International Health su quasi 12mila lavoratori in tutto il mondo, il 91% di età compresa tra 18 e 24 anni ha dichiarato di essere stressato a causa del proprio impiego, rispetto a una media generale che si attesta all’84%. Mentre per quanto riguarda l’Italia il 40% dei lavoratori dice di aver fatto almeno una “assenza per malessere emotivo”. Stati di ansia e depressione portano a dei cali di rendimento che in alcuni casi si ripercuotono direttamente sulle performance aziendali.
Inoltre, può capitare che la condizione di disagio sia dovuta a un mancato (o minimo) coinvolgimento del dipendente nelle scelte aziendali da parte dell’azienda stessa. Secondo l’annuale “State of Global Workplace” di Gallup, il 46% dei dipendenti si sente stressato e poco “coinvolto” nelle decisioni di business, solo il 5% dice di sentirsi partecipe nella propria attività lavorativa e nelle scelte aziendali e quindi soddisfatto del proprio ruolo.
Le soluzioni
Questi dati hanno acceso una spia d’allarme nelle realtà più organizzate e predisposte al cambiamento, tanto che molte aziende stanno effettivamente realizzando iniziative per incrementare il wellbeing aziendale in risposta alle esigenze dei dipendenti. Più del 65% dei lavoratori italiani vorrebbe provare a ridurre il tempo passato in ufficio per intraprendere un approccio al lavoro stesso più “slow”. A dimostrarlo è il 7° rapporto Censis, secondo cui questo desiderio accomuna diverse le fasce d’età dai giovani (65,5%) agli over 50 (69,6%). A questo proposito l’OMS attraverso la stesura delle sue linee guida sulla promozione della salute mentale sui luoghi di lavoro, ha definito 3 macro obiettivi da perseguire per creare un ambiente di lavoro in grado di tutelare la salute mentale dei dipendenti:
- Prevenzione dei rischi psicosociali
- Promozione della salute
- Supporto e inclusione
Questo documento è stato pensato per aiutare le organizzazioni lavorative a sostenere nel migliore dei modi la salute mentale dei propri dipendenti e manager, senza dimenticarsi dei bisogni di ognuno. Il tema della salute mentale e del benessere psicologico dei lavoratori sembra finalmente essere diventato sempre più rilevante per le aziende. Il lavoro non come fonte di stress ma opportunità per la valorizzazione della persona e delle sue competenze. Imparare a prendersi cura dei dipendenti offrendo formazione, supporto alla salute e politiche di welfare capaci di far sentire la persona al centro delle decisioni aziendali riducendo così i rischi di stress da lavoro.
Articolo pubblicato originariamente su TouchPoint Magazine