Fringe benefit a sostegno di famiglia e natalità tra luci e ombre
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Fringe benefit a sostegno di famiglia e natalità tra luci e ombre

Il governo è intenzionato a utilizzare i fringe benefit per premiare le famiglie con figli, ma l’innalzamento della soglia a 3000 euro fa discutere

 

 

“L’intervento sui fringe benefit nel Dl Lavoro va nella giusta direzione. Dobbiamo favorire forme di retribuzione moderne, perché con i soldi che vengono dati dalle aziende il lavoratore può pagare dei servizi per la famiglia e di welfare. È un beneficio che, a fine anno, si concretizza in una mensilità abbondante in più” .Con queste parole, il vicecoordinatore nazionale e responsabile organizzazione territoriale di Forza Italia, Alessandro Cattaneo ha spiegato la scelta dell’esecutivo di riportare il limite per i fringe benefit da 258 a 3000 euro, proprio come era stato fatto lo scorso novembre, in occasione del decreto aiuti quater. Rispetto a sei mesi fa, però, c’è una grossa novità: l’aumento del tetto non riguarderà tutti i lavoratori dipendenti, ma solamente quelli con figli. Una decisione figlia di una precisa volontà politica: aiutare le famiglie e contrastare il costante calo delle nascite arrivato ormai a livelli record, attraverso un sostegno al reddito erogato dai datori di lavoro ed esentasse tanto per l’azienda quanto per il lavoratore. Uno strumento riconoscibile singolarmente, flessibile e non vincolato a una finalità sociale.

 

Ovviamente non basterà portare i fringe benefit a 3000 euro per cambiare rotta, ma il governo ha deciso di mandare un segnale forte in questa direzione, un segnale che però ha scatenato diverse polemiche, ad iniziare dalla disparità di trattamento riservato ai lavoratori senza figli, che invece dovranno fare i conti con una soglia che “non ha più alcun senso, è ferma al 1986 e andrebbe resa attuale, soprattutto nel contesto di inflazione in cui ci troviamo” come ha spiegato Emmanuele Massagli, presidente di Aiwa (Associazione Italiana di Welfare Aziendale) ai microfoni dell’Huffington Post. “Capisco – ha proseguito Massagli,– la logica politica di volere orientare tutto sulla natalità, anche per motivi economici e non solo culturali, ma in questo modo, con una discriminazione sui figli, si rischia di indebolire uno strumento dalle enormi potenzialità come quello dei fringe benefit”.

 

Secondo Aiwa, nel 2022, con il tetto dei fringe benefit alzato a 3000 euro a usufruirne è stata una platea di circa 3.2 milioni di persone, un numero enorme, ma ancora molto piccolo visto che avrebbero aderito all’iniziativa solamente il 30% delle aziende che ne hanno diritto. Per le casse dello stato, stima Aiwa, il costo dell’operazione sarebbe stato di circa 240 milioni di euro (a cui vanno aggiunti circa 85 milioni per il primo step da 258 a 600 euro deciso dal governo Draghi) a fronte di entrate fiscali per circa 379 milioni, grazie soprattutto all’IVA, con un bilancio positivo di oltre 50 milioni di euro. Il nuovo limite deciso con il decreto lavoro, invece, avrà un costo di oltre 154 milioni di euro, praticamente il doppio di quello che avrebbe avuto riportare il limite a 600 euro per tutti i lavoratori, con la possibilità di salire a 1200 euro per i lavoratori con figli: “si tratterebbe di una misura coerente con la politica del governo ma non tacciabile di iniquità verso chi non ha figli” spiega Massagli, che conclude: “se oggi il governo alzasse a 600 euro la soglia di fringe benefit per tutti, avremmo la conferma dell’uso dello strumento da parte di chi lo ha già conosciuto nel 2022 più moltissime nuove adesioni”.

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