Welfare aziendale sempre importante. Il buono pasto rimane centrale
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Welfare aziendale sempre importante. Il buono pasto rimane centrale

Il welfare aziendale in Italia è sempre più diffuso. A crescere non è solo il numero di aziende che offre lo strumento, ma anche la tipologia di aziende, con una diffusione sempre maggiore anche tra le PMI. Dal canto suo, il legislatore, sembra aver trovato nel welfare aziendale un alleato importante e per questo, negli anni, non solo ha cambiato più volte i limiti per i fringe benefit (per il 2024 sono stati fissati a 1.000 euro per tutti e a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico), ma ha anche aumentato le voci di utilizzo, basti pensare che quest’anno è possibile pagare bollette, affitti e mutui proprio attraverso il welfare aziendale.

 

Non stupiscono allora i dati del report “Benefits and Trends Italia” di AON Italia, secondo cui, nel corso del 2024, il 79% delle organizzazioni ha adottato una programma di welfare aziendale per i propri dipendenti. Inoltre il 76% dei manager e responsabili risorse umane intervistati, dichiara di voler mantenere lo stesso livello di investimenti per il welfare, mentre il 21% è intenzionato ad aumentare le risorse dedicate ai piani di welfare aziendale.

 

Dalla ricerca di AON Italia emerge con chiarezza anche un altro dato: la percezione dell’utilità del welfare aziendale. Secondo il 78% dei responsabili HR e manager intervistati i dipendenti sono ben consapevoli dei vantaggi portati dal welfare aziendale e comprendo appieno il valore che rappresenta. Probabilmente è per questo che la quasi totalità del campione (86%) ritiene che i lavoratori abbiano alte aspettative riguardo alle mi aspettative elevate quando si parlare delle azioni di welfare aziendale e wellbeing messe in campo dall’azienda.

 

Ma qual è l’importo pro capite medio a disposizione dei lavoratori e come viene utilizzato? Ad accendere un faro sulle abitudini dei lavoratori italiani è l’Osservatorio Welfare di Edenred Italia, che ha presentato i dati di una ricerca che ha coinvolto 5.000 aziende e 750.000 beneficiari. Un report, integrato da un’indagine di BVA Doxa che ha monitorato il sentiment dei lavoratori riguardo al welfare aziendale. Dallo studio, scopriamo così che il “credito welfare pro capite” per l’anno 2023, è stato di 910 euro e che, in media, il 54% dei dipendenti ha beneficiato di un’erogazione fino a 500 euro, il 19% tra i 500 e i 1.000 euro. Solamente il 16% ha potuto ha ricevuto un credito compreso tra i 1.000 e i 2.000 euro, il 6% tra i 2.000 e i 3.000 euro, e il 5% appena oltre i 3.000 euro. I maggiori beneficiari sono stati i lavoratori nei comparti dei servizi finanziari che, in media, hanno usufruito di 1683 euro, in netto contrasto con i lavoratori del settore industriale e manifatturiero che non sono andati oltre la quota media di 693 euro e che rappresentano il numero più ampio di beneficiari.

 

Un credito questo, che i dipendenti ritengono molto importante alla luce della percentuale di utilizzo, dell’80% e in crescita rispetto agli anni precedenti. La principale voce di spesa è quella dei fringe benefit al 31.8%, seguiti dalle spese nell’area ricreativa, che arrivano al 29,5%. Due voci che nel 2017, combinate, valevano appena il 27,9% del totale, mentre ora superano il 61% del totale. Le spese a sfondo sociale (previdenza integrativa, assistenza sanitaria, assistenza ai famigliari e istruzione) si fermano invece al 34.8%, con un brusco calo delle spese sostenute in istruzione, passate dal 33.8% del 2019, al 19.1% del 2023.

 

In questo contesto il benefit principe rimane il buono pasto, erogato al 41% degli intervistati per un valore medio di poco inferiore ai 7 euro, che non solo si conferma come il benefit più diffuso in assoluto anche nel 2024, ma viene anche indicato da 7 intervistati su 10 come un elemento  irrinunciabile nella scelta del posto di lavoro. Alle spalle del buono pasto, a completare il podio dei benefit più erogati ci sono i servizi per la salute (31%), seguiti da convenzioni e scontistiche (25%).

 

Servizi, questi, che hanno un valore per i lavoratori e per le aziende molto elevato. In un contesto in cui il 68% dei dipendenti ritiene molto rilevante l’impatto della condizione lavorativa sul proprio benessere mentale e psicologico, percentuale che cresce all’87% tra coloro che hanno un elevato benessere lavorativo, il 76% afferma di aver provato almeno un sintomo attribuibile al burnout. Di contro, però i dipendenti che usufruiscono di piani welfare aziendale risultano essere più ingaggiati e motivati e segnalano un elevato benessere lavorativo ed emotivo, sentendosi responsabilizzati e apprezzati. Il 62% indica nel sentirsi responsabilizzato il valore più importante, seguito dal sentirsi apprezzato (52%) e coinvolto (51%).

 

Pubblicato originariamente su TouchPoint Magazine

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