Settimana corta: dall’opposizione arrivano tre proposte di legge
La settimana corta è sempre più chiacchierata. Sono molte ormai le nazioni in cui la sperimentazione è ben avviata e in Italia alcune grandi aziende hanno introdotto a loro volta alcune programmi di questo tipo. Su tutti Intesa Sanpaolo e Lamborghini, ma non sono certo le uniche. Qualcosa, però, inizia a muoversi anche a livello politico e negli scorsi giorni, in Parlamento, sono sbarcate ben tre proposte di legge sul tema.
La prima, presentata da Alleanza Verdi e Sinistra, prevede la “riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario” e porterebbe numero di ore lavorate settimanalmente da 40 a 34. La proposta, di pari passo, prevede anche l’attivazione di un “Fondo di incentivazione” destinato ad aiutare i datori che adottino una diminuzione di almeno il 10% dell’orario settimanale. Una proposta, pensata soprattutto per aumentare “dell’occupazione in alcuni comparti produttivi”.
La seconda, a firma Movimento 5 Stelle, è simile nello spirito e anche nella sostanza, ma prevede una riduzione dell’orario di lavoro (sempre a parità di stipendio) fino a 32 ore la settimana. La peculiarità, in questo caso, risiede soprattutto nelle modalità di riduzione dell’orario. Al lavoratore verrebbe lasciata la possibilità di suddividere la settimana su quattro giorni, oppure di ridurre il numero di ore lavorate ogni giorno, ma lavorando comunque cinque giorni la settimana. Anche in questo caso è previsto un contributo le aziende che accettino questa soluzione. Si tratta di un un esonero, per il datore di lavoro, dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a suo carico, fino a 8.000 euro su base annua, per tre anni.
Infine ecco la proposta del Partito Democratico, pensata per incentivare la sperimentazione della settimana corta. Si tratterebbe di “un provvedimento di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione”. Di quale incentivo si parla? Di un esonero del 30% dei complessivi contributi previdenziali dovuti, esclusi i premi e quelli spettanti all’Inail, lungo tutto il periodo di sperimentazione. Se la sperimentazione dovesse riguardare prestazioni lavorative “usuranti o gravose” l’esonero salirebbe al 40%.
Iniziative interessanti, ma tutte da definire. Intanto, in Francia, il governo sembra intenzionato a introdurre quella che viene definita la “Settimana differenziate” da 4 giorni lavorativi. Il nuovo Premier Gabriel Attal ha infatti dato indicazione a ministri e ministeri di procedere con la sperimentazione, per tutti e non solo per i dipendenti genitori neodivorziati come sembrava in un primo momento. A chiarirlo è stato proprio il governo, che ha anche specificato come non si tratti di una riduzione dell’orario di lavoro (in Francia è di 35 ore), ma di una concentrazione di tutto il lavoro in soli quattro giorni.