Il welfare ti accompagna al lavoro
Per recarsi in ufficio gli italiani prediligono l’auto o la moto; ancora bassa la percentuale di chi preferisce utilizzare i mezzi pubblici. Ecco come le aziende possono sostenere i dipendenti nel tragitto casa-lavoro.
Il benessere passa (anche) da un’esperienza positiva legata al tragitto casa-lavoro. E non per nulla il welfare aziendale gioca un ruolo di primo piano pure in questo ambito: le aziende, come consentito da recenti norme, possono agevolare economicamente i dipendenti consentendo loro di recuperare le spese di trasporto per recarsi al lavoro.
Ma come arrivano in ufficio gli italiani? Stando all’indagine sul tragitto casa-lavoro condotta dalla piattaforma di recruiting InfoJobs, c’è ancora la predilezione nell’uso dell’automobile come mezzo casa-lavoro (75% degli intervistati). A questi si aggiunge una fetta del 3% che utilizza la moto o lo scoter.
I mezzi pubblici sono usati solo dal 12% delle persone, mentre il 4% sceglie il treno. La fetta di ecologisti sembrerebbe ancora una netta minoranza, con decisa predominanza femminile (65% vs 35%): appena il 4% va a piedi, mentre il 2% si sposta in bicicletta o monopattino.
A livello di mobilità sostenibile, l’Italia sembra dunque ancora ben lontana dagli standard europei, decisamente avanti da questo punto di vista. Secondo gli ultimi dati della Federazione europea dei ciclisti, infatti, in città come Copenhagen e Amsterdam la bicicletta è utilizzata come mezzo abituale rispettivamente dal 35% e dal 32% della popolazione.
Dati già confermati nel 2014 dall’Eurobarometro, che aveva messo al primo posto i Paesi Bassi (36% delle persone utilizzano le due ruote quotidianamente), seguiti dalla Danimarca (22%). È però importante sottolineare che nella classifica delle 20 città più bike friendly al mondo – che vede in testa Copenaghen – non c’è nemmeno un’italiana, indice evidente che ancora molto c’è da fare a livello di infrastrutture e sicurezza, anche se qualche azienda ha iniziato a mettere a disposizioni soluzioni per incentivare l’uso delle due ruote.
Tempo per sé durante il tragitto
Ma quali sono le ragioni che spingono i nostri connazionali a utilizzare principalmente la macchina? Forse il luogo di lavoro è troppo lontano da casa? Secondo i dati raccolti da Infojobs non sembrerebbe essere questo il problema. Il 73,5% degli intervistati ha infatti ammesso di lavorare vicino a casa. Nello specifico il 40,3% impiega meno di 15 minuti, il 33,2% tra i 15 e i 30 minuti, il 19,5% tra i 30 e i 60 minuti. Solo il 7% ha dichiarato di metterci più di un’ora. Ovviamente i minuti trascorsi nel traffico si trasformano in frustrazione: la percentuale di persone stressate sale dal 6% al 31,5% all’aumentare del tempo che ci vuole a compiere il tragitto.
In pochi però vedono un elemento centrale nella distanza casa-lavoro; solo il 45% del campione lo ritiene rilevante, mentre il restante si chiara indifferente. Addirittura alcuni intervistati dichiarano di gradire il tempo trascorso nel tragitto casa-lavoro, considerandolo un tempo prezioso per se stessi.
Ma cosa fanno gli italiani mentre vanno al lavoro? Musica (44%) e radio (41%) sono le attività più gettonate nel percorso; ma c’è anche chi (8%) si dedica ai propri pensieri e chi (6%) comincia ad anticipare qualche telefonata di lavoro a colleghi o clienti.
Sgravi per chi usa i mezzi pubblici
Agli intervistati è stato anche chiesto cosa facciano le aziende per agevolare i pendolari e rendere meno pesante il loro tragitto casa-lavoro. Stando alle risposte, la situazione non sembrerebbe molto confortante. Il 90% ha risposto che non usufruisce di alcun benefit, nonostante il 51% ammette che una misura di questo tipo sarebbe molto apprezzata.
Le poche società attente al tema mettono a disposizione dei propri dipendenti un parcheggio (30% dei casi) o proponendo uno sconto per l’acquisto di biglietti e abbonamenti per i mezzi pubblici (15%) o con rimborsi e buoni benzina (45%). Qualcosa in più può sicuramente essere fatto. Il comma 28 della legge di Bilancio 2018 ha infatti previsto due modalità per permettere al dipendente – sia pubblico sia privato – di recuperare le spese di trasporto per recarsi al lavoro.
La prima consente di detrarre dalla propria imposta lorda il 19% delle spese sostenute per acquistare gli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e nazionale, per un importo non superiore ai 250 euro annui; questo vuol dire che il risparmio massimo annuale sarà pari a 47,50 euro. La seconda modalità riguarda invece i buoni Trasporto pubblico locale (Tpl), sarebbe a dire il rimborso esentasse che il datore di lavoro corrisponde al dipendente per tale spesa. Un incentivo per limitare l’utilizzo della macchina e sposare soluzioni che siano più sostenibili da un punto di vista ecologico.