I benefit in ufficio sono diventati obsoleti
Secondo recenti studi la pandemia ha cristallizzato i risultati di 20 anni di ricerca sulle dinamiche lavorative: le persone vogliono crescita, un po’ di autonomia e soprattutto flessibilità
Spuntini gratuiti, tavoli da biliardo per la pausa pranzo o palestre interne: negli ultimi 10 anni circa, più lo spazio di lavoro era accogliente e migliori erano le iniziative aziendali maggiore era la probabilità – si pensava – che le persone volessero investire le loro ore di lavoro in azienda. Di organizzazione che si propongono questo tipo di incentivi speciali, spesso tangibili, man mano che le restrizioni sulla pandemia si attenuano ce ne sono ancora.
Goldman Sachs, per esempio, offre ai lavoratori il gelato; la società di investimento Nuveen ha realizzato nuovi giardini pensili, completi di alveari; PwC propone a tutti un bonus di 1.000 sterline per “aiutare tutti ad adattarsi”. Tuttavia, negli ultimi mesi, numerosi studi hanno dimostrato che le persone pensano in modo molto più olistico al lavoro.
Molto è stato scritto sulla propensione di molti lavoratori a considerare di lasciare il proprio posto di lavoro piuttosto che tornare al pendolarismo e alle lunghe ore di ufficio. Sempre più persone hanno infatti iniziato a guardare diversamente alla propria vita lavorativa. I datori di lavoro stanno quindi cercando nuovi modi per trattenere i dipendenti.
L’ufficio come estensione della casa
Le persone che lavorano da casa hanno scoperto nuove dimensioni di benessere senza caffè e massaggi gratuiti. Ma l’aspetto negativo del lavoro da remoto, per alcuni, è stato l’isolamento, o il destreggiarsi tra i doveri familiari oppure la condivisione dello spazio con i propri coinquilini. Un ufficio allettante dovrebbe dunque essere “un’estensione della tua casa, ma senza il caos”, ha spiegato alla BBC Morey-Burrows, Direttrice Principale della società di interior design MoreySmith con sede a Londra. Dovrebbe insomma offrire un ambiente, una dimensione sociale o una dotazione tecnologica che non può essere trovata altrove.
Un recente sondaggio di MoreySmith ha mostrato che le persone chiedono arredamenti per ufficio come docce e portabiciclette di buona qualità così da poter evitare i trasporti pubblici affollati, nonché l’accesso a spazi aperti e finestre. Ma per Morey-Burrows il principale vantaggio pratico che gli uffici possono offrire è “una sensazione di sicurezza e comfort”. A tal proposito la manager ha spiegato: “Il posto di lavoro è così importante da diventare un santuario per alcuni, un luogo dove avere pace e tranquillità, e per altri trasmettere un senso di energia, appartenenza e interazione sociale”.
La flessibilità al primo posto
Nonostante questo, Zofia Bajorek, Ricercatrice Senior presso l’Institute for employment studies di Brighton nel Regno Unito è piuttosto cinica sul fatto che questo tipo di vantaggi possano davvero favorire il recruiting e la fidelizzazione; la sua tesi è invece che le aziende debbano concentrarsi sugli elementi che i lavoratori considerano sempre più preziosi: crescita, un po’ di autonomia e soprattutto flessibilità.
“Flessibilità” è infatti diventata una delle parole d’ordine aziendali della pandemia. Future Forum, il consorzio della piattaforma di proprietà di Salesforce Slack che si occupa di ricerca sul futuro del lavoro, ha recentemente intervistato 10mila knowledge worker in tutto il mondo chiedendo loro cosa contasse di più in un lavoro. Brian Elliott, Vicepresidente di Slack ed Executive Leader di Future Forum ha spiegato: “In termini di benefici e vantaggi, dopo il compenso la flessibilità è la seconda cosa più importante nei risultati della nostra ricerca”. Ma oltre alla flessibilità nella battaglia per non far ‘scappare’ i talenti, ha aggiunto, i datori di lavoro devono anche dimostrare come stanno offrendo alle loro persone la possibilità di autodeterminarsi a proposito delle loro carriere, chiarezza sulle loro responsabilità e trasparenza sulla valutazione delle prestazioni.
I giovani vogliono un ambiente in cui riconoscersi
Tra i fattori che le persone stanno valutando nella conferma o nella scelta del posto di lavoro ci sono anche elementi di connessione più profondi, guidati dai valori anziché dai vantaggi: piuttosto che concentrarsi su uffici decorati o ritiri aziendali, è emersa la preferenza di lavorare in un luogo a cui essere legati. Lo ha sottolineato la stessa Bajorek, spiegando che i giovani in particolare hanno molto a cuore questioni come il cambiamento climatico e l’uguaglianza razziale e vorrebbero lavorare per organizzazioni che supportino attivamente queste cause. I datori di lavoro che danno al proprio personale i mezzi – e il tempo – per impegnarsi in attività a sostegno dei loro valori potrebbero inoltre trovarsi avvantaggiati.
Tutto ciò apre nuove questioni. Dopotutto, è molto più facile offrire un giro di birra o negoziare un accordo con una palestra che non soddisfare centinaia di dipendenti potenzialmente dispersi con esigenze e richieste diversificate. E c’è anche il rischio che offrire vantaggi diversi a persone diverse possa creare risentimento. Ma in fondo la pandemia, per Bajorek, ha solo cristallizzato ciò che 20 anni di ricerca sulle dinamiche del posto di lavoro hanno affermato: “Se vuoi che qualcuno faccia un buon lavoro, non devi offrire loro vantaggi, devi dare un ‘buon lavoro’ da fare”. E il modo migliore per farlo sembra essere coinvolgere attivamente le persone nelle discussioni su quali vantaggi desiderino effettivamente e su quello che significa per il lavoro in generale.