Bilancio previdenziale, bene ma non benissimo
Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, commenta su Tuttowelfare.info i dati del Sesto Rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano. E non mancano sorprese.
Dal 2014 il thik thank Itinerari Previdenziali, presieduto da Alberto Brambilla, fotografa annualmente la spesa sostenuta dal nostro Paese per il welfare. Nel Sesto Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale, per la prima volta è stata presa in considerazione anche la spesa sostenuta per il welfare aziendale che è risultata pari a circa di 2,5 miliardi euro. E’ stato calcolato anche il dato della contribuzione riferibile a questa voce composta, tra l’altro, dall’esborso per pacco spesa , istruzione, assistenza ai familiari anziani, trasporto attività ricreative e depurato da quello della previdenza complementare, della sanità integrativa e dal valore dei buoni pasto (valore complessivo del welfare complementare nel 2017 pari a 70 miliardi di euro , +12% sul 2016). Un mercato quello del welfare che oggi in Italia, sulla base dello studio, conta 90 operatori, di cui 30 proprietari di piattaforme dedicate alla gestione dei rapporti in convenzione.
I settori dove il welfare aziendale registra maggiori sviluppi risultano essere quelli bancario, chimico-farmaceutico, servizi e industria. «Oggi il segmento del welfare aziendale in Italia si trova in una fase di crescita, con ancora enormi potenzialità di sviluppo», rileva Brambilla. «Dai dati si può intuire come i vantaggi offerti dal welfare aziendale restino ancora appannaggio prevalentemente dei lavoratori di grandi aziende, caratterizzate da una forte presenza sindacale. Tuttavia, grazie alle agevolazioni introdotte dal legislatore con le ultime leggi di bilancio, il tema sta riscontrando una crescente attenzione anche nelle piccole e medie imprese. Questo crescente bisogno di welfare aziendale muove dalla consapevolezza che il sistema pubblico palesa evidenti limiti e vi è dunque sempre più la necessità di strumenti complementari. Proprio per questa ragione sarebbe opportuno finalizzare maggiormente il welfare aziendale, concentrandolo su settori come la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria integrativa piuttosto che tempo libero, sport, etc.».
Spesa pensionistica stabile
Il bilancio sul sistema previdenziale ha poi fatto il punto sulla spesa pensionistica sostenuta dal nostro Paese ed è emerso che nel 2017 è continuato a diminuire il numero dei pensionati, attestati a 16.041.852, cioè il miglior risultato degli ultimi 25 anni e con una tendenza virtuosa proseguita nel 2018, con un calo di circa 25 mila unità.
«Il Rapporto confuta molti luoghi comuni diffusi nel dibattito politico in materia di pensioni, a cominciare da quello che vuole la spesa pensionistica fuori controllo», commenta il Professore. «Al contrario, dal 2013 al 2017, al netto dell’assistenza, la spesa pensionistica ha registrato un aumento medio annuo pari allo 0,88%, evidente sintomo del fatto che le riforme varate in questi ultimi vent’anni, pur non esenti da criticità, hanno colto l’obiettivo fondamentale di stabilizzarla e, più in generale, di mettere in sicurezza il sistema dal punto di vista della sostenibilità».
Oltre 22 miliardi di spesa assistenziale. E’ boom
A preoccupare sono piuttosto i numeri dell’assistenza. «Nel 2017 le prestazioni totalmente assistenziali (sostenute per invalidi civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali, pensioni di guerra) sono state di circa 4 milioni, per un costo totale annuo di 22,022 miliardi», spiega Brambilla. «Se aggiungiamo anche integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali (le pensioni parzialmente assistite), si arriva a un totale di 8 milioni di “pensioni assistite”: al lordo di qualche inevitabile duplicazione, i beneficiari di queste prestazioni rappresentano di fatto la metà dei pensionati totali».
30 miliardi di evasione contributiva
Ad appesantire la spesa previdenziale e assistenziale, come ben evidenzia il report, sono poi l’evasione contributiva e gli abusi. Difficile fare una stima accurata dell’evasione contributiva, ma secondo Brambilla ruota attorno ai 30 miliardi. E il rischio che aumenti è elevato. «In prospettiva, con reddito di cittadinanza e misure analoghe, non è da escludere la probabilità che queste prestazioni assistenziali finiscano con l’incoraggiare furbi, evasori ed elusori, anziché essere realmente destinate ai più bisognosi», avverte Brambilla. «Appare sempre più necessario, dunque, un accorto monitoraggio della spesa assistenziale, anche attraverso l’istituzione di un casellario dell’assistenza sul modello di quello già in uso (e con buon successo) per pensioni e pensionati, che, migliorando l’allocazione delle risorse, potrebbe portare a un risparmio di 5 miliardi di euro l’anno».