Piano Colao, l’occasione mancata di un (vero) rilancio del welfare
Il progetto di rilancio del welfare contenuto nel Piano Colao punta sul territorio, ma manca un reale coinvolgimento di tutti gli attori: lo Stato, le aziende e il Terzo settore
La task force di esperti voluta dal Governo durante l’emergenza sanitaria, e guidata dall’ex manager di Vodafone Vittorio Colao, ha consegnato alla Presidenza del Consiglio un documento dal titolo Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022, che è stato poi ribattezzato ‘Piano Colao’. Il testo inviato al Premier Giuseppe Conte è formato da 121 pagine, suddivise in sei capitoli: imprese e lavoro, infrastrutture e ambiente, turismo, arte e cultura, Pubblica amministrazione, istruzione, ricerca e competenze, individui e famiglie.
Nell’ultima parte, dedicata agli individui e alle famiglie, le iniziative elaborate dalla task force riguardano quattro macro obiettivi: l’attivazione di strumenti per potenziare rapidamente e significativamente il welfare inclusivo e territoriale di prossimità; il sostegno e l’inclusione delle persone fragili e rese vulnerabili dalle crisi; la promozione della parità di genere, per ridurre l’inaccettabile ritardo che da decenni frena lo sviluppo del Paese; lo sviluppo di iniziative dedicate a bambini, ragazzi e giovani per aiutarli a progettare e realizzare il loro futuro contribuendo a determinare quello del Paese nel suo complesso.
“Molti temi proposti dal piano sono stati già discussi in passato, ma non completamente realizzati, quindi resta da vedere se ci sarà effettivamente la volontà politica di portarli a termine. La parte che concerne il welfare, comunque, è trattata nei capitoli conclusivi e, forse, questo è un segnale di elenco di priorità”, commenta con Tuttowelfare.info Emmanuele Massagli, Presidente dell’Associazione italiana welfare aziendale (Aiwa).
“La prima parte, più estesa, riguarda il welfare pubblico e di primo pilastro, il cui problema principale è quello delle risorse. Poi tratta del welfare privato, di secondo livello, sia a livello aziendale sia di previdenza complementare: qui il welfare aziendale è inquadrato nell’ambito famiglia e della conciliazione”.
Sussidiarietà orizzontale al welfare statale per sostenere il territorio
Per quanto riguarda il welfare inclusivo e territoriale di prossimità, le proposte del comitato riguardano la realizzazione di presidi multiservizi presso i Comuni più grandi (più di 50mila abitanti), con particolare attenzione ad azioni volte ad accrescere la coesione sociale nelle periferie urbane e la diffusione del supporto psicologico alle famiglie e agli individui che sperimentano forte disagio psicosociale a causa dall’epidemia e delle sue conseguenze. I professionisti che vi dovrebbero operare (psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, career counselor) offrirebbero soluzioni di welfare peculiari a bisogni personalizzati.
“L’idea del welfare di prossimità è apprezzabile, dato che durante la crisi da Covid-19 quello che è mancato è stato effettivamente il rapporto tra cittadino e territorio, soprattutto a livello sanitario”, dichiara Massagli, precisando, però, che questa parte è trattata a livello pubblico.
A suo giudizio il welfare territoriale non è solamente quello statale, presente nei vari Comuni e Regioni e regolato dal principio di sussidiarietà verticale. “Questo da solo non basta, quindi il piano Colao potrebbe essere utile per integrare nel welfare territoriale pubblico il principio di sussidiarietà orizzontale, per cui potrebbero intervenire anche associazioni locali, sindacati e cooperative. Solo così sarebbero coinvolte più parti sociali e soprattutto la libera cittadinanza”. Scommettere sul territorio, quindi, non significa solo avvicinare la pubblica amministrazione al cittadino, ma coinvolgere attivamente tutte le realtà che rappresentano i cittadini stessi.
La responsabilità sociale dovrebbe coinvolgere tutti
I presidi sono concepiti per essere realizzati nei Comuni con o presso Comuni consorziati, nell’ambito normativo disegnato dalla Legge 328 del 2000 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), e con il coinvolgimento di Anci, Ministero Lavoro e Previdenza Sociale, Ministero Salute, Forum Terzo Settore e ordini professionali. La task force di Colao raccomanda inoltre di fare leva, a complemento dei servizi pubblici, sul contributo del volontariato e delle organizzazioni di cittadinanza attiva, da rafforzare e incentivare.
“Se facciamo attenzione agli ultimi Cavalieri al merito della Repubblica nominati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel periodo di crisi sanitaria, per la maggior parte sono persone comuni e volontari che hanno deciso autonomamente di assistere le persone”, osserva Massagli. “Quello che normalmente viene chiamato Terzo Settore, nel piano Colao, forse per esigenze di sintesi, è concepito come separato dalla sezione del welfare”. È contenuto, infatti, nel primo capitolo, dedicato alle imprese.
“Culturalmente potrebbe essere interessante dare responsabilità sociale non solo al settore no- profit, ma anche a quello profit. Il welfare aziendale ideale fa esattamente questo: invece di limitarsi ai premi monetari, fornisce ai dipendenti e ai loro familiari beni e servizi di natura sociale. Bisognerebbe iniziare a pensare allo Stato, alle aziende e al Terzo settore non come entità separate nel mondo del welfare, ma come risorse e soggetti da integrare e coordinare”, è il suggerimento di Massagli.